Rosario Livatino: Matera, incontro con il postulatore mons. Bertolone a 29 anni dall’assassinio

Un convegno dedicato a Rosario Angelo Livatino, giudice ucciso ad Agrigento dai killer della Stidda il 21 settembre del 1990. Si svolgerà a Matera, a 29 anni dalla sua morte. Si rifletterà sulla figura e sul lascito spirituale del magistrato siciliano, assassinato da 4 sicari mafiosi perché, come si legge nella sentenza di condanna degli esecutori del delitto, “perseguiva le cosche mafiose impedendone l’attività criminale”. Nel 1993, su impulso della diocesi agrigentina, iniziò la raccolta di testimonianze per la causa di beatificazione, con il processo diocesano poi aperto ufficialmente il 21 settembre 2011, con decreto a firma dell’arcivescovo Francesco Montenegro, e dichiarato concluso il 6 settembre 2018, con la trasmissione degli atti alla Congregazione delle cause dei santi. Di qui l’avvio dell’iter, segnato nelle settimane passate dalla nomina a postulatore di mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabrese, che sempre da postulatore aveva già seguito l’iter che aveva portato alla beatificazione di don Pino Puglisi, primo martire di mafia. E proprio mons. Bertolone sarà tra i protagonisti dell’iniziativa che si svolgerà Matera, sabato 21 settembre, dalle 10.30, nella sala convegni della Camera di Commercio. L’occasione per confrontarsi su Livatino e discutere del processo di beatificazione in corso sarà fornita dalla presentazione del romanzo grafico dello scrittore e disegnatore gravinese Salvatore Renna, dal titolo “Un giudice ragazzino”. Alla manifestazione, alla quale offriranno il loro contributo anche gli studenti dell’istituto comprensivo “Palazzo-Salinari” di Montescaglioso, parteciperà anche l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, e il sindaco di Gravina in Puglia, Alessio Valente. Con loro, in veste di testimoni, due ospiti: il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che di Livatino fu giovanissimo uditore agli inizi della sua carriera in magistratura, e il giornalista Piero Badaloni, che del giudice siciliano si occupò diffusamente in reportage e inchieste.

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