Società: Manicardi (Bose), “la fragilità dell’uomo chiama alla cura e all’amore”

“La fragilità è un appello al prendersi cura e il suo valore non sta nei suoi limiti, ma nello spazio che lasciano all’uomo per amare”. Lo ha detto Luciano Manicardi, priore della comunità monastica di Bose, che ha aperto questa mattina i lavori della decima edizione di “Cristiani in ricerca”, un evento di incontro e confronto tra giovani e adulti nato all’interno delle esperienze di Fuci e Meic e in corso al monastero di Camaldoli (Ar). Uno sguardo critico sul mondo, a suo avviso, consente di cogliere la fragilità, che nella società odierna si chiama “rischio, incertezza, liquidità, dipendenza, carenza, sofferenza”. Si tratta di una sorta di “cicatrice che sta al centro del nostro corpo”, per il priore di Bose. Tra i molteplici spunti concettuali proposti da Manicardi vi è poi la polarità nascita-morte come sintesi della fragilità umana: “Tanto il neonato che il morente pongono l’uomo nelle mani e nelle cure di altri – ha evidenziato – e la fortezza non esiste senza essere passati attraverso la propria vulnerabilità”. Un’ulteriore componente della fragilità viene indicata nella consapevolezza dei limiti: “Imprevidenza, arroganza e cupidigia hanno portato all’attuale crisi ambientale o all’ossessione per le politiche di sicurezza, in un modello di dominio che si oppone a quello della responsabilità”. Il richiamo è allora alla fiducia, che “si basa su un’esperienza pur nella vulnerabilità di chi si affida”.

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