Esplosioni Stromboli: don Longo (parroco), “c’è allerta, ma adesso la gente è serena”

“È un periodo in cui il vulcano, con piccoli boati ed esplosioni, è particolarmente attivo. Le persone sull’isola, però, sono serene. In particolare, chi ci vive tutto l’anno”. Lo dice al Sir don Giovanni Longo, parroco delle quattro parrocchie che insistono tra Panarea e Stromboli, dopo le tre esplosioni che si sono verificate dalla serata di ieri sull’isola. “Il senso di appartenenza della gente fa sì che i residenti affrontano questi eventi con più tranquillità rispetto ai turisti”. Nel momento delle esplosioni, a Stromboli, si trovavano circa 3mila turisti: diversi di loro hanno lasciato l’isola dopo la prima esplosione. Il sacerdote racconta che “si è sentito un boato, le porte hanno cominciato a tremare, come succede anche in altre volte durante l’anno”. “Già da ieri, mentre qualcuno voleva lasciare l’isola, in tanti hanno spazzato la cenere dalle strade e dal sagrato della chiesa. C’è un po’ di tensione ma nello stesso tempo la gente sa convivere con il vulcano – aggiunge -. Grazie a Dio, non ci sono stati danni a persone o cose”. Don Longo giudica, inoltre, “positivi” i provvedimenti adottati dall’amministrazione comunale, come quello di evitare l’arrivo di tante persone, quando l’attività del vulcano è molto alta. Nella sua memoria è vivo, però, il ricordo della forte esplosione che il 3 luglio scorso provocò la morte di un escursionista, Massimo Imbesi, 35 anni di Milazzo. “L’ho accolto tra le mie braccia a Ginostra, ho accompagnato la salma fino a Milazzo, dove ho conosciuto la sorella e i genitori – ricorda -. Il mio cuore piange ancora per quell’episodio”.

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