Diocesi: mons. Cantoni (Como), “riscoprire uno sguardo contemplativo” per “posare gli occhi sulle povertà”

“Un piccolo convento di clausura, nascosto, come uno scrigno, nel cuore della nostra città, ci ha insegnato a guardare dall’alto, con occhi semplici, in una prospettiva di eternità, da dove si può ripartire perché l’uomo abbia una vita più piena e costruisca una società più umana”. Il vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni, ha tratto ispirazione dall’anniversario dei duecento anni di presenza del Monastero di vita contemplativa alla Visitazione per il suo tradizionale “Discorso alla città” pronunciato, stasera, in occasione dei primi vespri della solennità di S. Abbondio, patrono della città e della diocesi. Il tema scelto per il suo discorso è, non a caso, “Contemplativi nella città”. “Non che dobbiamo tutti farci monaci, ma acquistare occhi nuovi, e quindi un cuore nuovo, per imparare a riconoscere la visita di Dio dentro la nostra città, accogliendo i suoi abitanti, nessuno escluso, anche i più poveri, con lo stesso sguardo d’amore e di benevolenza con cui Dio li vede”, ha precisato il presule. “Il dramma dell’uomo contemporaneo – ha proseguito – è il tentativo di escludere Dio, di considerarlo irrilevante e inutile, con la presunzione di offrire una risposta, attinta unicamente al limitato orizzonte della sapienza umana, al desiderio di una vita bella, buona e felice. Come se l’uomo, da solo, con il potere della tecnica, fosse il vero padrone del mondo e potesse fornire risposte appropriate e soddisfacenti”. Da qui l’invito a riscoprire uno sguardo contemplativo che ci faccia “posare gli occhi sulle diverse povertà presenti nella nostra città”. “Lo sguardo contemplativo – ha concluso mons. Cantoni – ci fa posare gli occhi su queste persone, che non sono solo casi da affrontare o problemi da risolvere, ma prima di tutto figli di Dio e perciò fratelli e sorelle nostri. E proprio perché i fratelli non si scelgono, ma ci sono donati, tocca a noi accoglierli con tenerezza, riconoscendo la felice opportunità che ci è offerta per amare, l’onore che ci è concesso di poterli servire, tanto più se poveri, emarginati e isolati”.

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