‘Ndrangheta: Di Bella (pres. Tribunale minori Reggio Calabria), “aiutiamo donne e figli a fuggire verso una nuova vita, ma servono risorse stabili. Protocollo diventi legge”

Aiutare le donne a fuggire con i propri bambini da contesti mafiosi per iniziare altrove una nuova vita. E’ possibile grazie ad un protocollo triennale siglato nel febbraio 2018 che ad oggi ha messo in salvo una ventina di mamme e una settantina di minori. In un’intervista al Sir, il presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella racconta il progetto auspicandone un ampliamento e una stabilizzazione. A chiedere aiuto per sé e i propri figli sono donne con i mariti in carcere per scontare ergastoli o condanne fino a 30 anni, o donne i cui mariti sono stati assassinati; ma anche mogli di boss prive della possibilità di sottrarsi alla famiglia ‘ndranghetista. Ad esse si aggiungono quelle che hanno espiato pene detentive in carcere e vogliono allontanarsi dalle logiche criminali.Tutte, spiega il magistrato, vengono portate con i loro “in altre città della regione o in altre parti d’Italia, inserite in una rete di protezione che prevede misure di sostegno economico e di inclusione sociale e lavorativa, e di inclusione scolastica per i minori”. Tutto questo grazie al protocollo d’intesa siglato il 2 febbraio 2018 a Roma, presso la sede della Direzione nazionale antimafia alla presenza del Procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho, tra Procura nazionale antimafia, Dipartimento pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, Tribunale e Procura per i minorenni di Reggio Calabria, Procura della Repubblica di Reggio Calabria, e associazione “Libera” contro le mafie.La Cei, pur non essendo sottoscrittore formale del protocollo, lo finanzia con i fondi dell’8xmille: “150 mila euro – spiega Di Bella – ai quali si aggiungono altri 150 mila euro dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per un totale di 300 mila euro sul triennio 2018-2020. Al momento sufficienti, ma le richieste stanno aumentando e quindi serviranno ulteriori risorse”. L’auspicio è che “questa prassi virtuosa possa essere cristallizzata in una norma di legge al fine di avere stabilità nel tempo”.

 

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