Politica: Elia (Meic), “negli ultimi mesi spettacolo indecoroso. Non è più tempo di rimanere a guardare”

“Siamo a Camaldoli perché non ci rassegniamo a una politica senz’anima, senza visione, in cui vale tutto e il contrario di tutto, tanto domani nessuno si ricorda più quello che è stato detto oggi”. Il presidente del Meic, Beppe Elia, dal monastero in cui 76 anni fa i “laureati cattolici” redassero il celebre Codice che fu poi decisivo per la ricostruzione democratica del Paese dopo il fascismo, giudica con severità l’attuale momento politico del Paese, ma senza rassegnazione. Sono oltre 130 le persone arrivate da tutta Italia per l’annuale Settimana teologica del movimento degli intellettuali cattolici, quest’anno dedicata al rapporto tra fede e politica. “Una partecipazione record, ma non è un caso”, spiega Elia al Sir. “Lo spettacolo indecoroso degli ultimi mesi, questo corto circuito che tiene insieme i rosari branditi ai comizi e leggi contro l’umanità e contro la dottrina sociale della Chiesa, ha convinto molti che non è più tempo di rimanere a guardare”.
I lavori della Settimana sono incentrati sul tema del dialogo: per Elia è prioritario “coltivare l’ascolto, il confronto, la mediazione culturale, tutte parole silenziate dall’era gridata dei social. Il pericolo di una deriva autoritaria e sovranista è reale. I laici cattolici hanno un patrimonio di pensiero e una capacità progettuale da mettere al servizio del Paese”. Il tutto a partire dal valore della competenza: “La complessità dei problemi di oggi ci spaventa. La crisi, la globalizzazione, l’immigrazione: le analisi sono faticosissime, rifugiarci nei nostri ambienti protetti è molto più comodo. Ma la realtà non deve impaurirci, deve sollecitarci. E questa è una responsabilità che appartiene soprattutto al mondo intellettuale, che ha smesso di parlare alla gente e di ascoltarla”.

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