Politica: Elia (Meic), “europei scelgano se proseguire la loro storia divisi o aspirare a diventare un popolo”

La giornata di ieri, nell’ambito della Settimana teologica del Meic a Camaldoli, ha visto gli interventi del politologo della Gregoriana don Rocco D’Ambrosio – che si è soffermato sulla necessità, come credenti, di vivere la politica più nel segno della coerenza che in quello dell’appartenenza – e poi la relazione di Ugo Perone, filosofo e docente alla Humboldt-Universität di Berlino. Perone ha insistito a lungo sull’urgenza di contrastare la strumentalizzazione della paura: “Tenere la paura sotto controllo e allargare il più possibile l’orizzonte della speranza e del futuro sono stati a lungo tratti distintivi della modernità. Oggi invece la paura è stata risuscitata in termini strumentali, addirittura come fattore di costruzione della società. Ma la paura non costruisce nulla, anzi, frantuma il presente”. Ha continuato il filosofo: “Ora tutti inseguono l’istante, ma il presente è un’altra cosa: non è un punto isolato, ma un tempo che mette in relazione passato e futuro. Dobbiamo rianimare i luoghi in cui il presente assume valore, come ad esempio l’Europa: un’istituzione con radici profonde e orizzonti vasti, che proprio per questo va difesa e preservata”.
Un punto, questo, che sta particolarmente a cuore al Meic: “È tempo ormai che gli europei scelgano se proseguire la loro storia divisi oppure se aspirare davvero a ‘diventare un popolo’, per usare le parole di Evangelii Gaudium – osserva il presidente Meic, Beppe Elia – e noi crediamo che inclusione sociale e solidarietà fra le nazioni siano valori dei quali il nostro continente non possa fare assolutamente a meno”.

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