Brexit: Confagricoltura, “senza accordo potrebbe crearsi un buco da 10 miliardi”. Oltre a crisi commerciale, in vista anche problemi nei pagamenti

La possibilità di una Brexit senza regole fa sempre più paura agli agricoltori. A ricordare la situazione e il rischio di forti ripercussioni sul settore, è questa volta Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, che in una nota spiega come “in aggiunta alla scontata contrazione delle esportazioni Ue (circa 40 miliardi di euro l’anno) sul mercato britannico, il recesso senza regole del Regno Unito può aprire un buco nel bilancio dell’Unione, a danno della tempestiva e completa esecuzione dei programmi di spesa”.
Il nuovo allarme deriva dal fatto che il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha dichiarato che il Regno Unito potrebbe non corrispondere l’importo previsto (circa 33 miliardi di euro) come quota parte per gli impegni di spesa pluriennali assunti durante la permanenza nell’Unione. “Inoltre – aggiunge il presidente di Confagricoltura –, una ‘hard Brexit’ provocherebbe un buco immediato di almeno 10 miliardi di euro nel bilancio della Ue”.
La Commissione avrebbe dato rassicurazioni sui pagamenti diretti agli agricoltori previsti dalla attuale politica agricola comune ma, spiega l’organizzazione agricola, “i problemi potrebbero sorgere invece, già nel corso del 2020, dal lato dei trasferimenti per lo sviluppo rurale”.
La Commissione europea, dice ancora Confagricoltura, ha reso noto che il mancato rispetto degli obblighi finanziari da parte del governo di Londra, oltre ad aprire un conflitto legale, renderebbe impossibile la sottoscrizione di un accordo bilaterale sugli scambi commerciali. Oggi le vendite annuali del Made in Italy agroalimentare in Gran Bretagna ammontano a 3,4 miliardi di euro, oltre l’8% sul totale delle esportazioni di settore. Per il Prosecco, in particolare, il Regno Unito è il primo mercato di sbocco su scala mondiale. Nel periodo 2001-2017 gli acquisti di prodotti agroalimentari italiani (vini, ortaggi trasformati, formaggi e pasta) sono aumentati di oltre il 40%.

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