Brasile: indigeni sotto assedio. Mons. Paloschi (Cimi) al Sir, “importante ruolo di stampa e istituzioni internazionali. Sinodo non dipende dai capi di Stato”

Che fare per proteggere le popolazioni indigene dell’Amazzonia brasiliana, oggetto di continui attacchi? “Bisogna chiedere con forza il rispetto della Costituzione del Brasile. E siamo grati ai giornalisti e alle organizzazioni internazionali che stanno divulgando la nostra situazione”. Lo spiega al Sir dom Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho (Stato brasiliano della Rondônia), in seguito all’assassinio, avvenuto nello scorso fine settimana, del capo indigeno Emira Wajãpi del popolo Wajãpi, nello Stato dell’Amapá. “A livello interno – prosegue l’arcivescovo – dobbiamo cooperare il più possibile con le organizzazioni indigene, mentre a livello internazionale vanno coinvolte il più possibile le istituzioni internazionali, come l’Onu, la stessa Unione europea, e le Corti internazionali di giustizia”.
Dom Paloschi conclude con alcuni auspici per l’imminente Sinodo sull’Amazzonia: “C’è una grande aspettativa, l’attesa di fare continuità a un processo avviato nella fase preparatoria, con un ascolto diffuso. Desideriamo una Chiesa più prossima, solidale, vicina ai popoli originari e ai più poveri, attenta alla cura per il creato”. E sull’ipotesi, adombrata da vari organi di stampa brasiliani, che Bolsonaro possa tentare in qualche modo di boicottare o oscurare il Sinodo, proponendo qualche iniziativa parallela, afferma: “Personalmente non ne ho notizia, ma la Chiesa non ha niente da nascondere e non deve avere paura. Il cammino della Chiesa non dipende certo dai capi di Stato”.

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