Ospedale Bambino Gesù: 25 piccoli pazienti asmatici a Misurina per respirare a pieni polmoni e imparare a gestire la malattia

Tornano a respirare a pieni polmoni in alta quota, lontani dalle sostanze allergizzanti o irritanti – acari, pollini, inquinamento –, controllando i sintomi dell’asma e imparando a gestire la malattia grazie ad un apposito programma studiato per loro da un team di specialisti. Sono i 25 giovani pazienti dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, tutti affetti da asma allergico grave, che dal 29 giugno al 14 luglio partecipano al progetto “Respirare secondo natura”. L’iniziativa è sostenuta dalla Fondazione Bambino Gesù onlus grazie alla convenzione triennale stipulata con l’Istituto Pio XII di Misurina, in Veneto, centro di eccellenza per diagnosi, cura e riabilitazione in alta quota dei disturbi del respiro in età pediatrica. Un ambiente, a 1.756 metri di altitudine, ai piedi delle Dolomiti di Cadore, libero dagli inquinanti e dagli allergeni. In Italia l’asma colpisce il 10% dei bambini e, di questi, circa il 5% è affetto da asma “difficile” o “grave” persistente, le forme più resistenti alle normali terapie.Per il campus di Misurina di quest’anno sono stati selezionati 25 ragazzi, dai 7 ai 18 anni, seguiti al Bambino Gesù, affetti da asma “difficile”. Durante il soggiorno, insieme ai familiari, il gruppo partecipa a un programma che spiega come comprendere e gestire la malattia anche attraverso una corretta somministrazione delle terapie e l’abitudine all’attività fisica. I risultati emersi verranno confrontati con quelli registrati 6 mesi prima e 6 mesi dopo la permanenza in alta quota. Spiega Antonio Di Marco, il broncopneumologo del Bambino Gesù che accompagna i giovani pazienti in questa avventura: “Ogni giorno un’equipe interdisciplinare valuta la funzione respiratoria, le performance fisiche e bisogni psicologici dei ragazzi. Il gruppo partecipa ad escursioni a intensità crescente che servono per abituarli gradualmente all’attività fisica. I benefici del soggiorno in alta quota si protraggono poi nel tempo, anche al rientro in città”.

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