Tratta e sfruttamento: Save the Children, “un business in continua evoluzione”. Inverno, “intensificare l’azione congiunta”

Rito Juju

“Il business della tratta internazionale a scopo di sfruttamento sessuale in Italia si basa su un sistema in continua evoluzione, che si adatta al mutare delle condizioni”. Evidenzia ciò la XIII edizione del rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2019” di Save the Children, diffuso oggi. Ad esempio, “l’adescamento con la falsa promessa di un lavoro in Italia di vittime anche giovanissime nella Nigeria del sud, dove prevalgono condizioni di povertà e scarsa scolarizzazione, avveniva in gran parte a Benin City (Edo State), ma sembra essersi spostato più a sud, nel Delta State, anche per ovviare agli effetti di un editto della massima autorità religiosa del popolo Edo. Ewmare II, nel 2018 aveva infatti pubblicamente dichiarato nullo il terribile rito juju, utilizzato dai trafficanti per soggiogare e sottomettere con il ricatto le giovani vittime, disarticolando, purtroppo solo temporaneamente, l’intera rete di controllo”.
Secondo il rapporto, “le ragazze e le donne nigeriane, una volta giunte in Italia, dopo un viaggio attraverso la Libia e via mare dove subiscono abusi e violenze, devono restituire alla maman, la figura femminile che gestisce il loro sfruttamento, un debito di viaggio che raggiunge i 30.000 euro”, ma la sua estinzione è “quasi irraggiungibile”.
Sulle nostre strade “è rimasta invece costante la presenza di ragazze di origine rumena o bulgara, ma si segnala un aumento delle ragazze di origine albanese”. Il reclutamento delle vittime nei Paesi di origine avviene con metodi sempre più efficaci, come ad esempio in Romania, dove “sentinelle” dei trafficanti “individuano in anticipo negli orfanotrofi le ragazze che stanno per lasciare le strutture al compimento dei 18 anni e mettono in atto un adescamento basato – come per tutte le connazionali – su finte promesse d’amore e di un futuro felice in Italia, facendo leva sulla loro condizione di deprivazione affettiva”.
“Un sistema di tratta degli esseri umani così forte e spietato nei confronti di ragazze quasi bambine e giovani donne, in grado di adattarsi e modificare il proprio operato per rimanere sommerso, rende più che mai necessario incentivare e rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e di transito, al fine di rafforzare la lotta alla tratta in quanto crimine internazionale e transnazionale”, sostiene Antonella Inverno, responsabile delle Politiche per l’infanzia di Save the Children Italia.
Nel nostro Paese, aggiunge, “occorre intensificare l’azione congiunta, anche promuovendo la definizione e adozione di protocolli e convenzioni per l’individuazione precoce delle vittime di tratta, sulla base di un approccio multi-agenzia che coinvolga tutti gli attori territoriali interessati, quali forze di pubblica sicurezza, enti giudiziari, enti locali, enti gestori dei centri di accoglienza, Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale. Ogni singola vittima va aiutata a fruire pienamente del sistema di protezione istituzionale per sottrarsi ai propri aguzzini”.

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