Libano: Operazione Colomba, “crescente pressione sui profughi affinché tornino in Siria”

Cresce la pressione del Governo libanese sui cittadini siriani rifugiati in Libano. Il 15 aprile 2019 il Consiglio Supremo di Difesa libanese ha autorizzato una serie di “decisioni inedite” che hanno portato a una crescente pressione sui profughi affinché tornino in Siria, peggiorando le condizioni di sicurezza e di protezione dei profughi siriani le cui vite sono a rischio se deportati in Siria. La denuncia arriva dal Dossier di Operazione Colomba, corpo Civile di Pace dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, presentato oggi a Roma, e dedicato alla violazione del principio di ‘non–respingimento’ e al peggioramento delle condizioni dei profughi siriani in Libano. “Il 13 maggio 2019 l’Ufficio di Sicurezza generale libanese ha emesso l’ordine di espellere e consegnare sommariamente alle autorità siriane tutti i profughi che avevano attraversato irregolarmente il confine dopo il 24 aprile 2019”. Con questa decisione, si legge nel Dossier, “le deportazioni possono essere effettuate sulla base di un ordine verbale della procura, senza rinviare i cittadini siriani a processo, con conseguente espulsione immediata dopo l’arresto, senza alcuna indagine giudiziaria”. Secondo l’Agenzia nazionale di stampa libanese, citata dal Dossier, solo nel mese di maggio, 301 cittadini siriani sono stati deportati in Siria senza ulteriori chiarimenti. Fonti che preferiscono rimanere anonime confermano anche che “circa 400 cittadini siriani sono stati espulsi dal Libano tra maggio e giugno 2019. Una volta deportati in Siria, la comunicazione si interrompe e poco si sa di ciò che accade loro”. L’Unhcr, Human Rights Watch e il Ministero degli Esteri tedesco “hanno dichiarato che coloro che tornano in Siria rischiano di essere arruolati forzatamente nell’esercito, arrestati, torturati o uccisi”. Sotto la lente del Dossier anche i “Rimpatri volontari”: “Tra gennaio 2016 e gennaio 2019, 32.272 profughi siriani sono tornati dal Libano in Siria in modo autonomo. Tra dicembre 2018 e marzo 2019, le autorità libanesi hanno dichiarato che 172.046 profughi sono tornati in Siria tramite i rimpatri volontari organizzati”. Questi rimpatri sono organizzati dalla Sicurezza generale libanese (Gso) in coordinamento con il governo siriano, il quale, spiega Operazione Colomba, “deve preventivamente approvare tutti i nomi dei profughi prima che il loro ritorno in Siria sia consentito”. Tuttavia, la volontarietà di questi rimpatri “dovrebbe essere misurata in base al peggioramento delle condizioni di vita dei siriani in Libano. L’intimidazione costante, la difficoltà di trovare e mantenere il lavoro, la mobilità limitata dai posti di blocco” sono, si legge nel testo, “fattori che influenzano le decisioni di molti siriani e li spingono a tornare in patria non tanto perché la Siria sia considerato un Paese sicuro, ma perché la vita in Libano è insostenibile”. Pertanto “parlare di ritorno volontario su larga scala è ancora prematuro”.

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