Ecumenismo: 56ª sessione Sae. Don Bignami (Cei), “di fronte a fabbriche di povertà” ripensare “il modello di comunità e i rapporti fondativi del nostro esistere”

L’esigenza di un diverso rapporto degli esseri umani con i beni della terra è stata richiamata, oggi, alla terza giornata della 56ª sessione di formazione ecumenica del Sae (Segretariato attività ecumeniche), in corso ad Assisi, da don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, nella sua relazione sulla “Povertà come non solo mancanza di denaro, ma di energia, acqua e aria…”, come si legge in un comunicato diffuso dallo stesso Sae. Oggi siamo di fronte a “fabbriche della povertà”. Invece di diminuire, come auspicato dalle agenzie internazionali dell’Onu, dal 2015 la fame e la povertà nel mondo sono cresciute. Non si tratta della mancanza di cibo: la causa è l’esclusione sociale, di cui le donne sono le maggiori vittime. Le speculazioni finanziarie, che toccano anche i beni di prima necessità, sono una parte del problema. Anche nel campo del lavoro siamo di fronte allo sfruttamento, alla mancanza di sicurezza, alla vulnerabilità. Mentre l’economia rende accessibili smartphone e slot non garantisce a tutti l’accesso al cibo, all’acqua, alla sanità, alla scolarizzazione. “Di fronte al fallimento di un modello economico consumistico occorre acquisire una nuova mentalità, occorre parlare in termini di comunità”, ha detto don Bignami. Ascoltare, guardare, sono gli atteggiamenti che possono favorire l’inclusione in un mondo che esclude. Le persone hanno bisogno di sapere che è meglio vivere nella logica della condivisione che nel consumo egoistico dei beni, ha commentato Bignami. Per questo occorre recuperare il significato dei beni comuni – la terra, l’acqua, l’aria, l’energia – che non sono solo una realtà fisica quantificabile ma costituiscono un fattore di relazionalità. Ogni essere vivente ha una relazione costitutiva con i beni di carattere gratuito. “Nel latte materno – ha esemplificato – abbiamo ricevuto cibo, bevanda, energia, ma soprattutto relazione gratuita. Il seno non è solo nutrimento. È affetto, attenzione, prossimità, fiducia, amore. La fiducia del vivere dipende dall’aver ricevuto dei beni che ci hanno mantenuto in vita. Se per mangiare dobbiamo sgomitare o rubare, qualcosa nel sistema non funziona”. Oggi i beni comuni sono traditi: land grabbing in vaste aree del pianeta, esclusione all’accesso all’acqua potabile per centinaia di milioni di persone, inquinamento dell’aria, apartheid climatico.
Secondo il relatore alla base di tutto c’è “un’ossessione dell’io” e “un’ossessione del noi”. La Laudato si’ mette in questione questo “antropocentrismo dispotico”. La società dei consumi fabbrica falsi bisogni le cui conseguenze sono una globalizzazione distruttiva, la perdita del senso del limite, un’economia dello spreco, un meccanismo mimetico che fa desiderare ciò che gli altri desiderano e la fine della disponibilità delle risorse. Di fronte a questo quadro, occorre ripensare il modello di comunità e i rapporti fondativi del nostro esistere, ha concluso Bignami.

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