Confessione: penitenzieria apostolica, segreto anche per “direzione spirituale”, “confidenze”, “segreti spirituali” e “segreto pontificio”. “Vigilare perché il sigillo sacramentale non venga mai violato”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Anche l’ambito “particolare” della direzione spirituale “domanda una certa qual segretezza ad extra, connaturata al contenuto dei colloqui spirituali e derivante dal diritto di ogni persona al rispetto della propria intimità”. È quanto si raccomanda nella Nota della Penitenzieria apostolica sull’importanza del foro interno e l’inviolabilità del sigillo sacramentale,  in cui si ricorda che “nella direzione spirituale, il fedele apre liberamente il segreto della propria coscienza al direttore/accompagnatore spirituale, per essere orientato e sostenuto nell’ascolto e nel compimento della volontà di Dio”. Di qui l’analogia con quanto accade nel sacramento della confessione, e con il relativo obbligo di segreto. “A testimonianza della speciale riservatezza riconosciuta alla direzione spirituale”, nel testo si cita la proibizione, sancita dal diritto, “di chiedere non solo il parere del confessore, ma anche quello del direttore spirituale, in occasione dell’ammissione agli Ordini sacri o, viceversa, per la dimissione dal seminario dei candidati al sacerdozio”. Allo stesso modo, l’istruzione Sanctorum Mater del 2007, relativa allo svolgimento delle inchieste diocesane o eparchiali nelle Cause dei Santi, “vieta di ammettere a testimoniare non soltanto i confessori, a tutela del sigillo sacramentale, ma anche gli stessi direttori spirituali del Servo di Dio, anche per tutto ciò che abbiano appreso nel foro di coscienza, fuori della confessione sacramentale”. Di altra natura rispetto all’ambito del foro interno, sacramentale ed extra-sacramentale, sono “le confidenze fatte sotto il sigillo del segreto”, nonché i cosiddetti “segreti professionali”, di cui sono in possesso “particolari categorie di persone, tanto nella società civile quanto nella compagine ecclesiale, in virtù di uno speciale ufficio da queste svolto per i singoli o per la collettività”. Tali segreti, in forza del diritto naturale, vanno sempre serbati, “tranne – afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2491 – i casi eccezionali in cui la custodia del segreto dovesse causare a chi li confida, a chi ne viene messo a parte, o a terzi, danni molto gravi ed evitabili soltanto mediante la divulgazione della verità”. Un caso particolare di segreto è quello del “segreto pontificio”, che vincola in forza del giuramento connesso all’esercizio di determinati uffici al servizio della Sede Apostolica: “Se il giuramento di segreto vincola sempre coram Deo chi lo ha emesso, il giuramento connesso al ‘segreto pontificio’ ha quale ratio ultima il bene pubblico della Chiesa e la salus animarum. Esso presuppone che tale bene e le esigenze stesse della salus animarum, compreso perciò l’uso delle informazioni che non cadono sotto il sigillo, possano e debbano essere correttamente interpretate dalla sola Sede Apostolica, nella persona del Romano Pontefice, che Cristo Signore ha costituito e posto quale visibile principio e fondamento dell’unità della fede e della comunione di tutta la Chiesa”. Negli altri ambiti della comunicazione, “sia pubblici sia privati, in tutte le sue forme ed espressioni”, vale la “regola aurea” pronunciata dal Signore e riportata nel Vangelo di Luca: “Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”, si legge nella Nota, in cui si sottolinea anche l’importanza della “correzione fraterna”. “In un tempo di massificante comunicazione, nel quale ogni informazione viene ‘bruciata’ e con essa spesso purtroppo anche parte della vita delle persone – la conclusione del documento – è necessario re-imparare la forza della parola, il suo potere costruttivo, ma anche il suo potenziale distruttivo; dobbiamo vigilare perché il sigillo sacramentale non venga mai violato da alcuno e la necessaria riservatezza connessa all’esercizio del ministero ecclesiale sia sempre custodita gelosamente, avendo come unico orizzonte la verità e il bene integrale delle persone”.

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