Venezia e grandi navi: Colovini (esperto), “occorre un cambio di rotta. Diverse opzioni ma non esistono soluzioni ottimali”

La collisione tra Msc Opera e River Contess. Foto di Elisabetta Pasqualin

Grandi navi sì – grandi navi no. Dopo lo speronamento di domenica scorsa a Venezia si riaccende il dibattito. Diverse le opzioni possibili, “ma non esiste una soluzione ottimale”, dice in un’intervista al Sir Lorenzo Colovini, veneziano doc, ingegnere e redattore della testata on line Luminosi Giorni, già presidente del Comitato Venezia Città Metropolitana, a pochi giorni dalla collisione di domenica scorsa nel Canale della Giudecca tra la nave Msc Opera (65 mila tonnellate) e il battello fluviale River Contess. Con un bilancio di quattro feriti e molto spavento, è stata un disastro annunciato e una tragedia sfiorata. “Il sistema delle crociere e l’indotto generano un impatto economico di circa 330 milioni di euro – spiega -. Di questi circa 180 sono le ricadute sul normale turismo”; un turismo legato alle crociere ma il cui introito potrebbe essere sostituito “da qualsiasi altro turismo”. Non recuperabili, invece, i circa 150 milioni direttamente collegati all’operatività delle crociere “nell’ipotesi che queste cessassero del tutto”. Un importo che impatta “su circa l’1% del Pil della città”, un “taglio doloroso ma non folle”. Significativo anche l’inquinamento ambientale provocato da queste navi che “hanno bisogno di grandi quantità di energia elettrica per garantire il funzionamento dei servizi interni. Energia prodotta dai gruppi elettrogeni di bordo (giocoforza inquinanti) anche a nave ferma in banchina”. “Potenze enormi poiché una grande nave impegna la potenza di circa 5 mila appartamenti”, ma problema risolvibile: “oggi la tecnologia offre la possibilità di collegare le navi alla rete pubblica, seppure con significativi investimenti (più di 5 milioni per singolo stallo)”. Dunque la realizzazione di un “porto elettrico” amico dell’ambiente “è imprescindibile e certamente fattibile”. Diverse le possibili opzioni di nuove vie di transito delle navi fuori dal cuore della città ma, avverte Colovini, “non esiste una soluzione ottimale”. Si tratta, insomma, di trovare il compromesso più equilibrato.

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