Comunicazioni sociali: Ruffini (Santa Sede), “la rete non è qualcosa di definitivo, possiamo cambiarla per costruire un mondo migliore”

“Il Papa ci indica l’importanza di scoprire l’unità e non lo smembramento. Non solo lo smembramento tra di noi ma anche tra le cose che ci raccontiamo. Tra il nostro corpo e il cuore, l’anima e l’intelletto. Ci invita a riscoprire l’unità rispetto a chi s’illude che dividendo si possa arrivare all’essenza delle cose”. Ad affermarlo Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero vaticano per la comunicazione, intervenendo ieri sera, a Roma, all’incontro sul tema della 53ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, “Siamo membra gli uni degli altri (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana”, celebrata lo scorso 2 giugno.
La riflessione a più voci, promossa dall’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Roma e dalle Paoline onlus, ha il patrocinio del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e della Cei.
Per Ruffini, uno dei più grandi limiti della nostra società “è quello di aver perso la capacità di vedere le cose nella loro totalità”: “Papa Francesco non ci dice però di avere paura della rete, di internet. Anzi, al contrario. Ci dice che la tecnologia è al servizio dell’uomo. Siamo noi a doverla usare dandole una direzione, richiamando così tutti a una responsabilità”. “La rete – ha proseguito – è nata come strumento per unire non per dividere. Per questo dobbiamo riscoprire, come ci sollecita il Santo Padre, il senso primo del web, per non ritrovarci divisi, soli, e incapaci di interpretare la realtà. In questo c’è una voglia di futuro e non di inseguire il passato”.
“La sfida è dunque capire che la rete che oggi vediamo non è qualcosa di definitivo. Possiamo cambiarla, renderla capace di farci incontrare. Anche nelle nostre diocesi, parrocchie, i giovani possono ripensare a un nuovo Facebook, a social diversi, scegliendo di costruire un mondo migliore”, ha concluso Ruffini.

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