Comunicazione: Parlamento Ue Milano, numero speciale “Problemi dell’informazione”. Troppi silenzi sull’Europa

(Milano) “In Europa c’è un evidente deficit informativo su quello che potremmo definire spazio pubblico europeo. Perché oggi l’Europa non è notiziabile? Perché non interessa?”. È a queste domande che prova a dare una risposta la Rivista “Problemi dell’informazione” che ha presentato ieri pomeriggio a Milano, non a caso nell’Ufficio milanese del Parlamento europeo, il volume monografico intitolato “Spazio pubblico europeo. Verso l’integrazione delle arene comunicative”, edita da Il Mulino e curata da Marinella Belluati dell’Università di Torino e da Rolando Marini dell’Università per Stranieri di Perugia. “Da questo lavoro scientifico – ha spiegato il direttore della rivista Carlo Sorrentino – sono emersi tre nodi principali: un primo problema è tutto interno al mondo del giornalismo che sta vivendo un periodo di ridefinizione dei propri modelli di business e di modifiche strutturali del settore con inevitabili ricadute sulla propria capacità di raccontare un fenomeno complesso come quello dell’Unione europea. Il secondo nodo è tutto politico e riguarda la costruzione dell’identità di una realtà che fatica ad avere simboli. Infine c’è un problema di narrazione per cui i sistemi politici nazionali hanno individuato e strumentalizzato le istituzioni europee come capro espiatorio di tutti i problemi”.
Un esempio, a detta di Marinella Belluati, è stato il faccia a faccia tra i candidati alla guida della Commissione europea del 15 maggio scorso. “Una notizia – ha spiegato la professoressa – trascurata dai principali media italiani. Eppure è stato uno dei momenti significativi dell’intera campagna. Perché questo silenzio?”. Per poter arrivare a riconoscere uno spazio pubblico europeo, è la conclusione di Belluati, “dobbiamo prima di tutto chiederci cos’è l’identità europea, perché la sua formazione è un passaggio tutt’altro che scontato. L’identità europea non è un dato naturale, ma una costruzione che ha bisogno di una memoria storica, di un patrimonio culturale condiviso e di una conoscenza dei meccanismi delle proprie istituzioni”. Non manca una nota positiva: “La nascita, negli ultimi anni, soprattutto on-line – conclude la curatrice del volume – di siti di informazione con una forte vocazione europea che diventano realtà imprescindibili per capire cosa si muove in uno spazio pubblico ancora in formazione”.

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