Aperti al Mab: Badaloni (Gruppo Gedi), “pensare piattaforme web in una logica di relazione, trasparenza, fiducia”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Pensare alle nostre piattaforme web in una logica di relazione, trasparenza, fiducia” con lo sguardo attento “ai bisogni delle persone alle quali vogliamo rivolgerci”. Questa, in estrema sintesi, la “ricetta” per meritare fiducia nella comunicazione digitale, offerta da Federico Badaloni, responsabile aree di Progettazione e grafica della divisione digitale del Gruppo editoriale Gedi, nel suo intervento, questa mattina a Roma, alla sessione plenaria della Giornata inaugurale dell’iniziativa “Aperti al Mab. Musei Archivi Biblioteche ecclesiastici” (3 – 9). L’esperto spiega che “la rete va custodita; non ha un valore etico di per sé ma può diventare un bene comune”. Presupposto essenziale “guardare al web come a un fenomeno culturale, non tecnologico, un ambiente in cui vanno costantemente inscritti i nostri valori e che va ‘addomesticato’ e benedetto”. Con riferimento alla professione giornalistica, Badaloni mette in guardia: “Chi continua a vedere se stesso come capitalista di contenuti, invece che come abilitatore di relazioni, è destinato a diventare marginale perché noi comprendiamo la realtà attraverso le relazioni che siamo in grado di intessere”. Tuttavia, ammonisce, condizione essenziale di una relazione “è la fiducia, difficile da conquistare e facile da perdere”, e la fiducia vera “nasce dal dialogo”. Un dialogo fondato sulla testimonianza ma questa, per essere percepita come autentica, richiede anzitutto “trasparenza: rispetto ai processi di produzione dell’informazione, rispetto alla selezione delle persone coinvolte in questi processi, rispetto alla gestione dei propri errori e delle regole del dialogo”. Occorre inoltre  “pensare le proprie piattaforme non più nella logica della trasmissione ma in quella della relazione”. Come allora diventare “essenziali”? “Dobbiamo riscoprire – la risposta del relatore – i bisogni delle persone alle quali vogliamo rivolgerci, i bisogni della nostre comunità”. Parola chiave “discernimento”.

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