Papa Francesco: all’Angelus, “reagire con senso civico dinanzi ai problemi della società”

(Foto Vatican Media/SIR)

“L’invidia provoca amarezza dentro, è aceto versato sul cuore. Gli invidiosi hanno uno sguardo amaro. L’invidia rende amara la vita. Quant’è bello invece sapere che ci apparteniamo a vicenda, perché condividiamo la stessa fede, lo stesso amore, la stessa speranza, lo stesso Signore. Ci apparteniamo gli uni gli altri: è lo splendido mistero della nostra Chiesa, la fratellanza”. Lo ha detto Papa Francesco all’Angelus, oggi, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, patroni della città di Roma. Ricordando che in alcune icone i due apostoli sono raffigurati mentre sorreggono l’edificio della Chiesa, il pontefice ha evidenziato che “per il Signore non siamo un gruppo di credenti o un’organizzazione religiosa, siamo la sua sposa”. A proposito dell’espressione “mia Chiesa” , pronunciata da Gesù a Pietro, Francesco ha invitato a ripeterla “non per differenziarci dagli altri, ma per imparare la bellezza di stare con gli altri, perché Gesù ci vuole uniti e aperti”. “La Chiesa, infatti, non è ‘mia’ perché risponde al mio io, alle mie voglie – ha osservato il Papa -, ma perché io vi riversi il mio affetto. È mia perché me ne prenda cura, perché, come gli Apostoli nell’icona, anch’io la sorregga. Come? Con l’amore fraterno”. Dal pontefice poi l’invito ad “amare la nostra Chiesa”. “Chiediamo occhi che sappiano vedere in essa fratelli e sorelle, un cuore che sappia accogliere gli altri con l’amore tenero che Gesù ha per noi. E chiediamo la forza di pregare per chi non la pensa come noi: pregare e amare, che è il contrario di sparlare, magari alle spalle. Mai sparlare”. Infine, dopo l’Angelus, Francesco ha augurato “ogni bene ai romani e a quanti vivono in questa città”, nella solennità dei loro patroni, e ha esortato “tutti a reagire con senso civico dinanzi ai problemi della società”.

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