Clero: card. Sepe (Napoli) a presbiteri campani, “la vostra tenuta umana, spirituale e pastorale dipende dalla vita di preghiera”

“La nostra identità, il nostro comune ministero, sono veri e autentici nella misura in cui rimangono collegati al Maestro, che un giorno ha intercettato il nostro sguardo chiamandoci come i discepoli lungo il mare di Galilea a seguirlo”. Lo ha detto l’arcivescovo di Napoli, il card. Crescenzio Sepe, durante l’incontro regionale di sacerdoti e vescovi della Campania, che si è tenuto a Torre del Greco sulla tomba di San Vincenzo Romano, in occasione della giornata di santificazione del clero. “Abbiamo accolto il suo invito, lo abbiamo seguito, e nel compimento di questa nostra missione noi viviamo con generosità questa chiamata – ha aggiunto il porporato -, pur tenendo conto delle tante criticità che ci interrogano dovute anche alle mutate condizioni culturali e sociali, con la perdita dei valori evangelici che relegano la figura del sacerdote, ma in genere l’immagine della Chiesa, ai bordi”. Riconoscendo “questa realtà che viviamo”, il cardinale ha chiesto “dove troviamo l’energia e la grinta per affrontare nuove e vecchie sfide del mondo?”. “Stare con il Maestro”, la risposta del Pastore alla guida della Chiesa campana, che ha auspicato una “relazione di profonda intimità”. “Riconoscerci discepoli che quotidianamente imparano da Lui, prima di insegnare, è l’impegno rivolto a ciascuno dei presenti”. Infine, il card. Sepe ha segnalato che “la tenuta umana, spirituale e pastorale di un presbitero dipende assolutamente dalla sua vita di preghiera”. “Dobbiamo convincerci che l’agire non può essere separato dal nostro essere, l’apostolato non è separato dalla preghiera, l’andare ogni giorno, uscire, non si può dividere dal restare con Cristo. Essere per gli altri è una conseguenza dell’essere in Dio per Dio con i fratelli”.

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