Santa Sede-Cina: “trovare una formula” di registrazione civile del clero che “rispetti non solo le leggi cinesi ma anche la dottrina cattolica”

“Affermare che nell’identità cattolica non vi può essere separazione dal successore di Pietro, non significa voler fare di una Chiesa particolare un corpo estraneo alla società e alla cultura del Paese in cui essa vive ed opera”. A precisarlo sono gli Orientamenti pastorali della Santa Sede circa la registrazione civile del clero in Cina, diffusi oggi. “Il contesto attuale dei rapporti fra la Cina e la Santa Sede, caratterizzato da un consolidato dialogo fra le due parti, è diverso da quello che ha visto nascere gli organismi patriottici negli anni cinquanta del secolo scorso”, si puntualizza nel testo, insieme al “fatto di grande rilievo che, nel corso degli anni, molti vescovi ordinati senza il mandato apostolico hanno chiesto e ottenuto la riconciliazione con il successore di Pietro, così che tutti i vescovi cinesi sono oggi in comunione con la sede apostolica e desiderano una sempre maggiore integrazione con i vescovi cattolici del mondo intero”. Di fronte a questi fatti, “è legittimo aspettarsi un atteggiamento nuovo da parte di tutti, anche nell’affrontare le questioni pratiche riguardanti la vita della Chiesa”. Da parte sua, si ribadisce nel testo, “la Santa Sede continua a dialogare con le autorità cinesi sulla registrazione civile dei vescovi e dei sacerdoti per trovare una formula che, nell’atto della registrazione, rispetti non solo le leggi cinesi ma anche la dottrina cattolica”. Nel frattempo, “se un vescovo o un sacerdote decide di registrarsi civilmente ma il testo della dichiarazione per la registrazione non appare rispettoso della fede cattolica, egli preciserà per iscritto all’atto della firma che lo fa senza venir meno alla dovuta fedeltà ai principi della dottrina cattolica. Se non è possibile mettere questa precisazione per iscritto, il richiedente la farà anche solo verbalmente e se possibile alla presenza di un testimone. In ogni caso, è opportuno che il richiedente certifichi poi al proprio Ordinario l’intenzione con la quale ha fatto la registrazione. Questa, infatti, è sempre da intendersi all’unico fine di favorire il bene della comunità diocesana e la sua crescita nello spirito di unità, come anche un’evangelizzazione adeguata alle nuove esigenze della società cinese e la gestione responsabile dei beni della Chiesa”.

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