Papa Francesco: a rete mondiale di preghiera del Papa, anche i cinesi uniti da “click to pray”. Pregare è “parlare”, non “sparlare”

foto SIR/Marco Calvarese

“È bello sapere che i cinesi, al di là delle difficoltà di diversa natura, si possono sentire realmente uniti nella preghiera, trovando in essa un valido sostegno nella conoscenza e nella testimonianza del Vangelo”. Così il Papa, nel discorso pronunciato in Aula Paolo VI durante l’udienza alle delegazione della Rete mondiale di preghiera del Papa (Apostolato della preghiera) per l’Incontro internazionale per il 175° anniversario di fondazione, ha definito la versione di “Click to pray” in cinese, in risposta alla testimonianza di padre Matthew, che opera a Taiwan. “La preghiera suscita sempre sentimenti di fraternità, abbatte le barriere, supera i confini, crea ponti invisibili ma reali ed efficaci, apre orizzonti di speranza”, ha commentato il Papa, che a proposito dei 175 della missione dell’Apostolato della preghiera in Francia, illustrata poco prima da Marie Dominique, ha sottolineato che “le intenzioni di preghiera rendono concreta la missione di Gesù nel mondo”: la Chiesa, infatti, “attraverso la sua rete di preghiera e le intenzioni che affida ogni mese, parla al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo”. “È importante parlare dei fratelli”, ha aggiunto Francesco a braccio: “parlare è benedire, dire bene, non sparlare. Chiacchierare è una cosa brutta, non è di Gesù: Gesù non sparlava, parlava. Parlare è un cammino di comunione, sparlare degli altri è un cammino di distruzione”.

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