Orientamenti pastorali in Cina: Tornielli, “non c’è ingenuità”, ma “assoluto rispetto della libertà di coscienza”

“Assoluto rispetto della libertà di coscienza di ciascuno, vicinanza e comprensione per la situazione che tuttora vivono le comunità cattoliche, suggerimenti per scelte operative concrete che permettano al clero cinese di registrarsi senza venir meno a ciò che la Chiesa cattolica ha sempre creduto circa la comunione con il Successore di Pietro”. È quanto contiene la Nota della Santa Sede sugli Orientamenti pastorali per i vescovi e i sacerdoti della Repubblica Popolare Cinese. Lo scrive Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, su Vatican News, spiegando che “all’origine del documento ci sono le tante domande arrivate in Vaticano da parte del clero della Cina. Quale comportamento tenere di fronte alla pressante richiesta di registrarsi secondo quanto stabilito per legge dalle autorità politiche? Che cosa fare con il dilemma di coscienza rappresentato da alcuni testi problematici che spesso viene chiesto di sottoscrivere?”. Di fronte a questi quesiti la Santa Sede “risponde innanzitutto ribadendo un principio generale fondamentale: deve essere rispettata la libertà di coscienza e dunque nessuno può essere forzato a compiere un passo che non intende compiere”. “La firma dell’Accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei vescovi del settembre 2018 ha avviato un cammino nuovo nelle relazioni sino-vaticane e ha portato al primo importante risultato della piena comunione di tutti i vescovi cinesi con il Papa”, ricorda Tornielli: “Ma non tutte le difficoltà sono state risolte: l’Accordo rappresenta infatti soltanto l’inizio di un percorso. Una delle difficoltà attuali riguarda la richiesta rivolta a sacerdoti e vescovi di registrarsi ufficialmente presso le autorità, come prescritto dalla legge cinese. Nonostante l’impegno a voler trovare una soluzione accettabile e condivisa, in diverse regioni della Repubblica Popolare Cinese ai sacerdoti vengono proposti testi da sottoscrivere non conformi alla dottrina cattolica, che creano comprensibili difficoltà di coscienza, là dove viene chiesto di accettare il principio di indipendenza, autonomia, e autogestione della Chiesa in Cina”. “Considerando la particolare situazione vissuta dalle comunità cristiane del Paese, in attesa di superare definitivamente il problema”, la Santa Sede – osserva Tornielli – “suggerisce una possibile modalità concreta per permettere alla persona che si trova nel dubbio, ma desiderosa di registrarsi, di poter sciogliere le sue riserve”. Nel solco della Lettera ai cattolici cinesi pubblicata nel maggio 2007 da Benedetto XVI, “oggi la Santa Sede compie un’ulteriore tappa di natura pastorale nel cammino intrapreso e in un contesto oggettivamente diverso rispetto al passato”, suggerendo con gli Orientamenti pastorali appena pubblicati “la possibilità per vescovi e sacerdoti di chiedere, al momento della registrazione, l’aggiunta di una frase scritta, dove si affermi che indipendenza, autonomia e autogestione della Chiesa si intendono senza venir meno alla dottrina cattolica. Vale a dire come indipendenza politica, autonomia amministrativa e autogestione pastorale, le stesse vissute da tutte le Chiese locali nel mondo. Se non sarà concesso fare l’aggiunta scritta, al vescovo o sacerdote che intende registrarsi si suggerisce l’opportunità di fare questa precisazione almeno a voce, possibilmente in presenza di un testimone. E gli si chiede anche di informare subito il proprio vescovo dell’avvenuta registrazione e delle circostanze in cui si è realizzata. Chi invece non se la sente di registrarsi a queste condizioni, non deve subire indebite pressioni”. All’origine del documento, conclude Tornielli, c’è “uno sguardo realista sulla situazione esistente e sulle difficoltà tuttora presenti, l’intenzione di aiutare chi si trova nel dubbio rispettando sempre la coscienza di ciascuno nella consapevolezza delle sofferenze subìte, la volontà di contribuire all’unità dei cattolici cinesi e di favorire il pubblico esercizio del ministero episcopale e sacerdotale per il bene dei fedeli”, a partire dalla consapevolezza che “la clandestinità, come scriveva Benedetto XVI nella sua Lettera, non rientra nella normalità della vita della Chiesa” e con l’intenzione di “cooperare per l’unità delle comunità cattoliche cinesi, secondo uno sguardo evangelico che manifesta vicinanza e comprensione per quanto hanno vissuto e stanno vivendo i fedeli in Cina”. “Non c’è ingenuità negli Orientamenti pastorali”, precisa ancora Tornielli: la Santa Sede, come si legge nella Nota, “è consapevole dei limiti e delle ‘pressioni intimidatorie’ subite da molti cattolici cinesi, ma vuole mostrare che si può guardare avanti e camminare senza deflettere dai principi fondamentali della comunione ecclesiale. È la sollecitudine del Papa che permette di ancorare questi Orientamenti sulla speranza cristiana, seguendo lo Spirito che spinge la Chiesa a scrivere una pagina nuova”.

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