Agroalimentare: Ismea, diminuisce la produzione di olio di oliva in Italia. Settore in crisi per la Xylella e la concorrenza

L’Italia dell’olio di oliva è ancora importante nel mondo ma sta perdendo peso e quote di mercato. L’allarme è arrivato dall’Ismea (che segue tutti i mercati agroalimentari), nell’ambito di un convegno organizzato da Confagricoltura. Negli ultimi 20 anni – spiega una nota –, “il calo produttivo è stato del 46% a fronte della media mondiale che registra un incremento produttivo del +18% e in particolare della Spagna che è cresciuta del 48%”. E non solo, perché “la campagna olivicola 2018/19 si è chiusa con 175.000 tonnellate, il minimo della produzione degli ultimi decenni (-59,2%), ma è stata a due velocità. Cali produttivi soprattutto nel Mezzogiorno, penalizzato dal maltempo (Basilicata -82%, Calabria -77%, Puglia -65%, Sicilia -66%) a cui si è sommata la Xylella nel Salento, situazione diametralmente opposta al Nord (Veneto +221%, Lombardia +153%), però al Settentrione si produce di meno”. Tutto mentre i prezzi dell’olio continuano a scendere “sia per l’extravergine, sia per il lampante, destando non poche preoccupazioni negli operatori”. Nel corso dell’incontro è stato anche evidenziato che in Italia il 63% dell’oliveto ha più di 50 anni ed il 49% ha una densità per ettaro minore di 140 piante.
“Il settore olivicolo sta affrontando una fase di significativi cambiamenti strutturali a livello mondiale e l’Italia, che ha una forte vocazione produttiva, non può restare arretrata”, ha quindi sottolineato il presidente della Fnp Olivicoltura di Confagricoltura, Pantaleo Greco, che ha aggiunto: “Ci sono sfide e nuove opportunità da cogliere. La prima sfida è quella della Xylella che continua ad avanzare a una velocità di più di due chilometri al mese provocando un danno epocale. È giunto il momento di trasformare le minacce in opportunità”. Come strumento per far crescere il settore, il Ministero delle politiche agricole ha indicato il Piano olivicolo nazionale che sta entrando nel vivo della attuazione. “Però – ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti –, bisogna mettere i produttori nelle condizioni di effettuare investimenti importanti, con tempi lunghi di rientro economico, che superano i dieci anni”.

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