Papa Francesco: a Napoli, essere “etnografi spirituali” dell’anima dei popoli. Musulmani “partner per costruire una convivenza pacifica”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Il modo di procedere dialogico è la via per giungere là dove si formano i paradigmi, i modi di sentire, i simboli, le rappresentazioni delle persone e dei popoli” come “‘etnografi spirituali’ dell’anima dei popoli” per poter “dialogare in profondità e, se possibile, contribuire al loro sviluppo con l’annuncio del Vangelo del Regno di Dio, il cui frutto è la maturazione di una fraternità sempre più dilatata ed inclusiva”. È l’invito rivolto dal Papa ai partecipanti all’Incontro promosso a Napoli dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – sezione San Luigi sul tema “La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo”. Francesco ha invitato a uno “stile di vita e di annuncio senza spirito di conquista, senza volontà di proselitismo e senza un intento aggressivo di confutazione”: “Una modalità che entra in dialogo ‘dal di dentro’ con gli uomini, con le loro culture, le loro storie, le loro differenti tradizioni religiose; una modalità che, coerentemente con il Vangelo, comprende anche la testimonianza fino al sacrificio della vita”. E qui, ha aggiunto, “penso alla nonviolenza come orizzonte e sapere sul mondo, alla quale la teologia deve guardare come proprio elemento costitutivo”. La “vera sindrome di Babele”, ha detto il Papa a braccio, “è non ascoltare quello che l’altro dice, e credere di sapere quello che pensa. Questa è la peste”.

“Gli studenti di teologia dovrebbero essere educati al dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose – ha ribadito il Santo Padre -, e contribuire così più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica”. “Con i musulmani siamo chiamati a dialogare per costruire il futuro delle nostre società e delle nostre città; siamo chiamati a considerarli partner per costruire una convivenza pacifica, anche quando si verificano episodi sconvolgenti ad opera di gruppi fanatici nemici del dialogo, come la tragedia della scorsa Pasqua nello Sri Lanka. Formare gli studenti al dialogo con gli ebrei – ha spiegato il Papa – implica educarli alla conoscenza della loro cultura, del loro modo di pensare, della loro lingua, per comprendere e vivere meglio la nostra relazione sul piano religioso”.

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