Sanità: Aopi, 32% infermieri pediatrici in “burn out” ma il 75% è soddisfatto del suo lavoro. Molto buono il rapporto con i care giver

Nei 12 ospedali pediatrici aderenti all’Aopi, l’Associazione dei nosocomi pediatrici italiani aderente alla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie pubbliche), il 32% degli infermieri è finito nell’area del “burnout”, la sindrome da esaurimento emozionale che colpisce chi per professione si occupa delle persone. È quanto emerge dall’indagine realizzata per Aopi dai ricercatori del Gruppo di studio italiano RN4CAST@IT-Ped attraverso una survey che ha coinvolto infermieri e care giver, che verrà presentata questo pomeriggio al Senato. Lo studio rivela che la carenza di personale in genere finisce anche per dover impegnare i già pochi infermieri in attività che infermieristiche non sono. Come eseguire richieste di reperimento materiali e dispositivi, capitato almeno una volta durante l’ultimo turno nel 54% dei casi in area chirurgica, 55% in area medica e 39% in quella critica. Oppure compilare moduli per servizi non infermieristici (rispettivamente nell’80, 72 e 66% dei casi), svolgere attività burocratiche (81, 79 e 65% dei casi) o più banalmente rispondere al telefono per attività che nulla hanno a che vedere con l’assistenza in ben oltre il 90% dei casi in tutte le tre aree assistenziali. Nonostante questo, si ritiene soddisfatto del proprio lavoro il 73,5% degli infermieri dell’area chirurgica e rispettivamente il 74 e il 77,1% di quelle medica e critica. Estremamente positive anche le esperienze comunicative dei care giver con gli infermieri e il personale medico. Il 62,8% dei care giver ha affermato che gli infermieri hanno sempre prestato ascolto con attenzione; il 59,7% che hanno sempre spiegato le cose in modo comprensibile; il 73,8% che hanno sempre mostrato cortesia e rispetto. Particolarmente apprezzata la preparazione al ritorno a casa.

 

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