Consiglio d’Europa: accoglienza migranti, troppi muri, pochi diritti. Richiamo agli Stati membri

(Strasburgo) Trentacinque raccomandazioni sul salvataggio dei migranti in mare, arrivano oggi dal Consiglio d’Europa, per “aiutare tutti gli Stati membri” a trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e rispetto dei diritti. “L’approccio alla migrazione nel Mar Mediterraneo si è concentrata troppo sull’impedire ai rifugiati e ai migranti di raggiungere le coste europee e troppo poco sugli aspetti umanitari e sui diritti umani. Questo sta avendo conseguenze drammatiche”, ha dichiarato Dunja Mijatović (nella foto), commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, presentando la pubblicazione delle Raccomandazioni. “Un certo numero di Stati ha adottato leggi, politiche e pratiche contrarie agli obblighi giuridici che garantiscono efficaci operazioni di ricerca e soccorso, sbarchi rapidi e sicuri delle persone soccorse”, ha affermato il Commissario: pur riconoscendo il diritto degli Stati di “controllare i propri confini e garantire la sicurezza”, Mijatović ricorda “il dovere di proteggere efficacemente i diritti sanciti dalla giurisprudenza marittima, relativa ai diritti umani e ai rifugiati”.
Da Mijatović una serie di richieste agli Stati (i Paesi aderenti al Consiglio d’Europa sono 47, fra cui quelli membri dell’Ue), tra cui “rafforzare la capacità e il coordinamento delle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo”, garantire sbarchi “solo in luoghi sicuri e senza inutili ritardi” (il rimando è alla Libia); cooperare con le Ong in mare, “evitando una retorica dello stigma contro di loro”, “garantire la trasparenza e la responsabilità in qualsiasi attività di cooperazione in materia di migrazione con Paesi terzi”. “Indubbiamente”, ha però anche sottolineato il commissario, “alcuni Paesi costieri sono stati lasciati soli” (si pensi a Italia, Grecia, Spagna), cosa che però “non può giustificare misure che mettono in pericolo la vita e la sicurezza degli esseri umani”.

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