Sant’Antonio di Padova: mons. Cipolla (vescovo), “come cristiani siamo chiamati a essere segno di unità”

“La festa di sant’Antonio ci restituisce ogni anno un senso di grande unità nell’appartenenza alla nostra città – Padova – che per Provvidenza storica custodisce le spoglie di quest’uomo, il quale ha saputo incarnare profondamente il Vangelo, senza temere di scuotere le coscienze dei suoi contemporanei”. Lo sottolinea il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, in una riflessione per la festa di Sant’Antonio, che si celebra domani.
“Veniamo da giorni di grande dibattito pubblico – e di strumentalizzazioni – legato alle vicende politiche, che ha toccato anche i cristiani: si è parlato di simboli religiosi, di voto dei cattolici alle elezioni europee e delle loro posizioni su alcuni temi sociali emergenti, di ruolo della Chiesa nella società italiana. Tutto questo ha segnato qualche frattura e ha lasciato nei cuori un certo senso di divisione, anche tra noi cristiani. E questo non ci lascia indifferenti”, osserva il presule, per il quale “come cristiani siamo chiamati all’unità come membri della Chiesa e dovremmo evitare in tutti i modi che le diverse opinioni politiche ci dividano, senza dimenticare che l’essere cristiani implica una continua riflessione sul nostro agire e le nostre scelte”. La politica, spiega, “è una realtà umana, è un mezzo per raggiungere obiettivi di bene comune su questa terra e, come tale, è relativa, mai assoluta”. La Chiesa “è una realtà spirituale, che si fonda su un legame che precede e va oltre le questioni politiche, pur non essendone disgiunto. Essa è sacramento dell’unità del genere umano e deve rimanere il segno che è possibile riconoscersi anche nelle differenze”.
Anche “Padova ha bisogno di segni di unità, di concordia, di pace sociale, per poter crescere nel benessere, nella giustizia. Ha bisogno che nel gioco pur legittimo di visioni e interessi diversi che si confrontano nessuno perda mai il senso del bene comune. Come cristiani siamo chiamati a essere segno di unità, riconoscendoci, rispettandoci per servire e costruire coesione laddove viviamo, per essere tessitori di relazioni solidali in ogni piega del vivere sociale, per proporre dialogo e sintesi nuove laddove si manifestano conflitti”.

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