Politica: Milano, il 14 giugno “appello per un nuovo umanesimo” contro i populismi per rianimare l’Europa

Un appello per un nuovo umanesimo. Lo presenteranno il 14 giugno a Milano i suoi firmatari: Vittorio V. Alberti, filosofo e scrittore; p. Bartolomeo Sorge, gesuita, già direttore de La Civiltà Cattolica e Aggiornamenti Sociali; don Luigi Ciotti, sacerdote, presidente e fondatore del Gruppo Abele e di Libera contro le mafie; Chiara Tintori, autrice, studiosa di politica. Occasione, l’incontro-tavola rotonda in programma il 14 giugno all’Università Iulm, “Nella crisi populista: umanesimo, religioni, innovazione politica” per iniziativa dell’Ateneo, dell’Ucsi e della Fondazione Terrasanta. “La crisi attuale è di sistema e minaccia la democrazia e l’idea di Europa. Il sovranismo e la demagogia populista” vogliono “disgregare l’Europa” mentre “il volto neoliberista” della globalizzazione “annienta le diverse culture”, si legge nell’appello. Di qui la necessità di “riedificare la casa comune” riunendo i popoli, pur nelle loro diversità, attraverso “principi condivisi”. “Dobbiamo ripartire dall’umanesimo”, la convinzione degli estensori dell’appello, perché la politica ha bisogno anzitutto di una “rigenerazione culturale” a partire da scuole e università. Occorre dunque “un piano di intervento sistematico, continuo e diffuso sull’intera platea degli studenti che mobiliti gli intellettuali (filosofi, storici, scrittori, giuristi, economisti, scienziati, artisti, i media e gli editori), i soggetti istituzionali di garanzia della legalità (magistrati, prefetti, questori, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia penitenziaria), i rappresentanti delle religioni, gli imprenditori, i sindacalisti, i professionisti, gli artigiani, i testimoni, le vittime: figure che, nel luogo dell’educazione, riuniscano la società portando ai giovani esperienza e approfondimenti concreti che nessun insegnante, da solo, può rappresentare”, afferma l’appello. Un progetto che “riguarda tutti, partendo da chi è più disagiato, facendo delle periferie il centro fino a superarne la distinzione secondo un umanesimo che veda i diritti dell’uomo intrecciati a quelli della natura, i problemi dell’ambiente intimamente connessi a quelli sociali”. Questo, la conclusione del documento, “è un ideale e anche un dovere concreto per il nostro futuro, verso il quale muovere le nostre migliori energie, per credere di nuovo nel progresso”.

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