Colombia: vescovi, contrarietà per sentenza Corte Costituzionale che toglie proibizione del consumo di alcol e droga in luoghi pubblici

Dopo la sentenza della Corte costituzionale di eliminare l’articolo del Codice di Polizia che proibiva il consumo di alcol e droga in spazi pubblici, la Chiesa colombiana continua a manifestare la sua contrarietà e sconcerto. Ieri il vescovo di Tumaco (uno dei luoghi colombiani dove è più alta la coltivazione di coca), mons. Orlando Olave Villanoba, ha detto: “Il narcotraffico è un problema molto grave che colpisce il Paese e poter assumere sostanze psicoattive nei parchi mi pare in contraddizione con il desiderio di sconfiggere il narcotraffico”. L’arcivescovo di Bucaramanga, mons. Ismael Rueda Sierra, ha ricordato che la Costituzione colombiana “è chiara” nell’affermare che i diritti dei minori devono avere la prevalenza su quelli degli altri e “questa decisione compromette direttamente i diritti dei bambini e dei giovani”. La scorsa settimana la Conferenza episcopale colombiana si era espressa attraverso un comunicato, nel quale si scriveva: “Proprio nel momento in cui siamo allarmati per l’aumento del consumo di droga e stiamo cercando i modi per prevenirlo e arrestarlo, pensiamo che questa decisione vada nella direzione opposta agli sforzi di tante persone e istituzioni per rompere il circuito della corruzione, violenza e morte che il consumo e il traffico di stupefacenti hanno generato nel nostro Paese”.
Di conseguenza, i vescovi avvertono sulle conseguenze che il consumo di alcol e droga hanno sull’infanzia e sulla gioventù e rivolgono un appello alle istituzioni governative e della società civile perché siano attivati progetti di prevenzione, trattamento e riabilitazione dalle dipendenze. Si auspica anche un maggiore coordinamento tra forze politiche e tra le diverse istituzioni. Infine, nel comunicato si invitano le famiglie e le istituzioni educative a “continuare a coltivare nei bambini e nei giovani i valori che assicurano la loro crescita integrale”.

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