Bioetica: Congregazione per l’educazione cattolica, lotta a bullismo, violenze e discriminazioni tra i “punti di incontro”

“Nel quadro delle ricerche sul gender emergono, tuttavia, alcuni possibili punti di incontro per crescere nella comprensione reciproca. Non di rado, infatti, i progetti educativi hanno la condivisibile e apprezzabile esigenza di lottare contro ogni espressione di ingiusta discriminazione”. È l’atteggiamento dialogante che caratterizza il nuovo documento della Congregazione per l’educazione cattolica sul “gender”. “Non si può negare che nel corso dei secoli si siano affacciate forme di ingiusta subordinazione che hanno tristemente segnato la storia, e che hanno avuto influsso anche all’interno della Chiesa”, il “mea culpa” del testo: “Ciò ha comportato rigidità e fissità che hanno ritardato la necessaria e progressiva inculturazione del genuino messaggio con cui Gesù proclamava la pari dignità tra uomo e donna, dando luogo ad accuse di un certo maschilismo più o meno mascherato da motivazioni religiose”. “Un punto di incontro”, si legge nel testo, “è l’educazione dei bambini e dei giovani a rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente condizione, affinché nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, razza, religione, tendenze affettive, ecc.), possa diventare oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste. Si tratta di un’educazione alla cittadinanza attiva e responsabile, in cui tutte le espressioni legittime della persona siano accolte con rispetto”.
Un altro “punto di crescita nella comprensione antropologica”, per il dicastero pontificio, “sono i valori della femminilità che sono stati evidenziati nella riflessione sul gender”, e per i quali “la società è in larga parte debitrice alle donne che sono impegnate nei più diversi settori dell’attività educativa, ben oltre la famiglia: asili, scuole, università, istituti di assistenza, parrocchie, associazioni e movimenti”. Tra i “punti critici” delle teorie gender, invece, il “processo progressivo di de-naturalizzazione o allontanamento dalla natura verso una opzione totale per la decisione del soggetto emotivo”: “Con questo atteggiamento – la denuncia – identità sessuale e famiglia divengono dimensioni della ‘liquidità’ e ‘fluidità’ post-moderna: fondate solo su una malintesa libertà del sentire e del volere piuttosto che sulla verità dell’essere; sul desiderio momentaneo della pulsione emotiva e sulla volontà individuale”. “Tutte queste teorizzazioni, dalle moderate alle più radicali, ritengono che il gender (genere) finisce con l’essere più importante del sex (sesso)”, il grido d’allarme: “Ciò determina, in primo luogo, una rivoluzione culturale e ideologica nell’orizzonte relativista, e in secondo luogo una rivoluzione giuridica, perché queste istanze promuovono specifici diritti individuali e sociali. In particolare, “il concetto generico di ‘non discriminazione’ nasconde un’ideologia che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna, svuotando così “la base antropologica della famiglia”.

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