Eutanasia: don Angelelli (Cei), “non possiamo accettare che si inserisca il criterio di qualità della vita”

“Il criterio di distinzione medico e dal punto di vista morale è ‘vivente’ o ‘non vivente’. Il momento in cui è vivente quella persona, qualunque sia la sua condizione clinica, va rispettata in qualsiasi modo. Non possiamo accettare che si inserisca il criterio di qualità della vita”. Lo ha detto don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale della salute della Cei, intervenuto stamani all’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento al convegno su “Aspetti bioetici della donazione degli organi”. “Non si possono neppure creare le condizioni per stabilire chi vuole vivere e chi vuole morire”, ha aggiunto il direttore dell’Ufficio Cei che ha anche osservato come “il criterio economico stia prendendo il sopravvento”. “Un paziente cronico di una malattia neurodegenerativa può vivere dieci anni e costare un sacco di soldi allo stato – ha osservato -. Lo Stato non deve solo garantire la salute e il benessere delle persone, ma deve creare le condizioni perché questo diritto costituzione sia esercitato”. La domanda posta da don Angelelli è se “in questo momento le politiche vanno verso un criterio economico o per la salute delle persone”. “Crediamo che si debbano garantire tutte le cure alle persone, a cominciare da quelle palliative che sono inattuate”.

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