Padre Berlinsani e madre Moroni: mons. Libanori (ausiliare Roma), “esempio per un mondo che lascia indietro le persone più fragili”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“L’accoglienza e la cura che Anna e Cosimo avevano nei confronti delle persone più deboli non possono non essere di esempio in un mondo che sembra lasciare indietro proprio gli elementi più fragili della società”. Lo ha sottolineato mons. Daniele Libanori, vescovo ausiliare di Roma per il settore Centro, che ha presieduto il rito di chiusura dell’inchiesta diocesana delle cause di beatificazione e canonizzazione di padre Cosimo Berlinsani e madre Anna Moroni, fondatori della Congregazione del Santissimo Bambino Gesù. Entrambi erano “pieni di Dio ma allo stesso tempo attenti e premurosi nei confronti dell’umanità, specialmente quella più fragile”, ha rilevato mons. Libanori evidenziando che nella loro esistenza “hanno preso sul serio il Vangelo, vissuto quotidianamente, per conformarsi pienamente con esso, tramite la pratica costante, gioiosa e piena, delle virtù”.
“Nutrire Cristo, per Anna e Cosimo, non significava altro che nutrire il prossimo con una carità ‘eroica’ verso Dio stesso e verso il prossimo, applicando pienamente i comandi del Vangelo e letteralmente incarnandosi nelle situazioni di difficoltà”, ha spiegato il vescovo ausiliare che ha messo in luce l’impegno e la dedizione dei due consacrati “per le giovani generazioni soprattutto quelle più fragili e povere, quelle che vivevano nei bassi e nelle dimore della Roma bene”. “Esperti nel maneggiare con cura il materiale incandescente della profezia, Anna e Cosimo – ha concluso mons. Libanori – compresero che il futuro della Chiesa e della società era ed è, ancora oggi, l’educazione dei giovani, educazione umana e cristiana”, mostrando che “è possibile una comunità che accoglie”.

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