Comunicazioni sociali: card. Betori (Firenze), “per un giovane su quattro la rete è una trappola. Ripartire da verità relazioni”

“Sentirsi comunità significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa responsabilità, pensarsi dentro un futuro comune da costruire insieme. La comunità: questo è il respiro, il criterio, l’orizzonte a cui guardare e a cui finalizzare le nostre iniziative. Un orizzonte che, mentre libera dalla tentazione di operare in solitario secondo modalità autoreferenziali, porta a lasciarsi interrogare dalla realtà, a intuire e formulare proposte puntuali per le mutevoli necessità che si presentano”. Così si è espresso ieri l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, aprendo il convegno “Fare comunità anche in rete”, uno degli eventi promossi dall’arcidiocesi in preparazione della 53ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che la Chiesa celebra domenica 2 giugno. Tema di quest’anno scelto da Papa Francesco: “‘Siamo membra gli uni degli altri’ (Ef 4,25). Dalle community alle comunità”.
Il card. Giuseppe Betori si è soffermato sui rischi e sulle potenzialità della rete, ricordando le parole del Santo Padre: “Internet rappresenta una possibilità straordinaria di accesso al sapere, ma al contempo uno dei luoghi più esposti alla disinformazione, all’uso manipolatorio dei dati personali per vantaggi economici, politici, alla distorsione dei fatti e delle relazioni che spesso assumono la forma del discredito”.
Al riguardo l’arcivescovo ha sottolineato “come sempre più giovani (1 su 4) finiscano per essere intrappolati dalla rete, perché coinvolti ad esempio in episodi di cyberbullismo”. “La rete che vogliamo – ha concluso – deve invece promuovere il dialogo, il sorriso, una carezza. L’uso dei social dev’essere complementare all’incontro che avviene attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Per questo, occorre ripartire dalla realtà delle persone e dalla verità delle relazioni. Per riscoprire la bellezza di comunità fondate sull’amore, sul ritrovarsi a tavola di una famiglia che si confronta con serenità e a viso aperto”.

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