Funerali piccolo Leonardo Russo: mons. Brambilla (Novara), “custodire la vita che cresce è una promessa che esige fedeltà” per sempre

Questa tragedia “ci chiede di guardarci nel nostro cuore, di non urlare solo la nostra rabbia, ma di guarirla con la tenerezza della pietà e della misericordia. Il piccolo Leonardo ci dice: custodite i bambini. Il male si annida nel nostro cuore, non è solo nei nostri gesti, ma ha radici profonde nella aggressività e nella violenza, nella rigidità e nella pretesa delle nostre relazioni, nella possessività e nella avidità dei modelli di vita”. Lo ha affermato, oggi pomeriggio, mons. Franco Giulio Brambilla, durante l’omelia dei funerali del piccolo Leonardo Russo. “Il male è una radice malata che ha bisogno di essere curata e guarita – ha aggiunto -. Il bimbo è una pianta fragile che ha da essere custodita e difesa, ci chiede di non essere lasciato solo, ma di farlo crescere con tenerezza, con buoni esempi, con una vicinanza che gli fa spazio, con una benevolenza suadente, con una forza incoraggiante”.
Affinché “il male non ci tocchi, la violenza non ci contamini, la depressione non ci distrugga”, “non possiamo solo operare chirurgicamente il male, dobbiamo guarirlo con pazienza – ha sottolineato il presule -, dobbiamo somministrare la medicina del bene, il farmaco della prossimità, delle relazioni buone, delle nostre periferie che devono diventare accoglienti, dei nostri quartieri che devono ritornare a vivere, degli spazi per il gioco e la vita comune, delle risorse date per le famiglie povere, dell’attenzione agli svantaggiati”.
Per mons. Brambilla, “custodire i bambini significa anzitutto dedicare tanto tempo all’educazione, al bello, al bene, al vero, alla cura degli altri, al rispetto dei tempi della crescita, alla gioia del conoscere, alla forza di amare, alla corrente dell’amicizia. Custodire i bambini significa favorire la crescita, aprire spazi di vita buona, di relazioni sane, di impegni stimolanti, di sfide che irrobustiscono non solo il corpo, ma anche l’anima”. Certo, “non dobbiamo mettere al centro il ‘re bambino’, ma far crescere l’uomo che impara, che cerca, che è curioso, che ama, che sta con gli altri”. “Facciamo fatica persino a descrivere il bene – ha ammesso il vescovo -, ma tu Leonardo insegnaci col tuo sorriso che la vita non vale per quanto si sta bene, ma per il molto che si condivide. Custodire la vita che cresce è una promessa che esige la fedeltà di una vita intera”.
E ha concluso: “I figli non sono il tappo che riempie il nostro desiderio e la nostra ricerca di benessere, ma sono la freccia dell’arco della vita che entrerà nel futuro dopo di noi”.

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