Polonia: Consiglio permanente dei vescovi dedicato alla lotta contro gli abusi sessuali su minori

Il Consiglio permanente dell’episcopato polacco, convocato per il 22 maggio prossimo da mons. Wojciech Polak, primate di Polonia, arcivescovo di Gniezno e responsabile per la protezione di minori in seno alla Conferenza episcopale, sarà dedicato alle molteplici questioni relative alla lotta contro gli abusi sessuali su minori da parte degli uomini di Chiesa. Il problema in Polonia da tempo considerato dai vescovi di massima importanza, è diventato particolarmente pressante non solo in seguito alla recente promulgazione del Motu proprio Vos estis lux mundi ma anche dopo la messa in onda in internet e da parte di alcune tv private del docufilm dei fratelli Tomasz e Marek Sekielski “Tylko nie mow nikomu” (Non dirlo a nessuno) con dolorosissime testimonianze delle vittime di abusi da parte di ecclesiastici. Gli autori della pellicola svelano come certi sacerdoti, nonostante il divieto da parte delle autorità ecclesiali di lavorare con minori, avessero proseguito i loro impegni nella pastorale giovanile e altri avessero continuato a mantenere i loro incarichi. “Il Consiglio deve soprattutto, ancora una volta, procedere a una dettagliata analisi della situazione e, inoltre, deve dichiarare quali passi per proteggere i minori intende intraprendere nel futuro”, afferma il primate che, dopo aver visionato la pellicola dei fratelli Sekielski, si è detto “profondamente scosso” e non ha esitato a chiedere pubblicamente perdono alle vittime. Il presule osserva tuttavia che il film “non è la prima denuncia” di comportamenti criminosi da parte di alcuni membri del clero, poiché tale è “la situazione presente” della Chiesa, anche in Polonia.
In una intervista alla stampa tedesca (Sdz), pubblicata a metà aprile di quest’anno, il primate commentando le statistiche della Conferenza episcopale polacca inerenti al numero di abusi, ha rilevato “un’opprimente cultura di discrezione” che paralizza la Chiesa polacca e della quale, tra l’altro, aveva già parlato in precedenza. Secondo le statistiche pubblicate dall’episcopato polacco a metà marzo, sono 382 gli ecclesiastici denunciati alle autorità per aver commesso il reato di abuso su minori nel periodo dal 1990 al 30 giugno 2018. Il processo canonico ha riguardato il 94,8 per cento dei casi segnalati, e si è già concluso per il 74,5 per cento delle denunce. Nel 25,2 per cento dei casi il verdetto canonico ha previsto la dimissione dallo stato clericale, mentre nel 51,8 per cento dei casi è stata comminata una condanna più lieve, dalla sospensione al trasferimento in un’altra parrocchia o ad altro tipo di servizio sacerdotale. Nel 10,4 per cento dei casi il sacerdote accusato è stato riconosciuto non colpevole. Il 12,6 per cento dei procedimenti è stato archiviato a causa della morte dell’accusato, un suo cattivo stato di salute o insufficienza di prove. Oggi in Polonia numerosi presuli, colpiti dalla pellicola dei Sekielski, a nome della Chiesa esprimono alle vittime di abusi il loro rammarico, mentre, come afferma il primate, ogni diocesi è impegnata nell’elaborazione delle proprie linee guida affinché i casi di comportamenti criminosi non si ripetano più. Un aiuto e un sostegno in quell’opera senz’altro verrà fornito alla Chiesa polacca a giugno da mons. Charles Scicluna il quale, su invito dello stesso mons. Polak, parteciperà alla prossima plenaria dell’episcopato.

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