Massimo D’Antona: Mattarella, “ferita che non è possibile sanare”. “La Repubblica ha l’obiettivo di colmare le fratture che si aprono nella società”

(Foto: Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“La Repubblica ha l’obiettivo di colmare le fratture che si aprono nella società. Chi detesta la democrazia, invece, vuole che le fratture si allarghino, che diventino conflitti insanabili, che seminino paure e rancore; che la Costituzione divenga irrealizzabile”. Lo ha affermato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia di intitolazione dell’aula XIII di Scienze politiche, sociologia, comunicazione della Sapienza Università di Roma a Massimo D’Antona, in occasione del ventesimo anniversario dell’assassinio. Il Capo dello Stato ha ricordato D’Antona parlando di “un uomo mite, di un docente apprezzato dai suoi studenti, di uno studioso impegnato con passione”. “La memoria mantiene un segno profondo di dolore”, ha ammonito, esprimendo “vicinanza e solidarietà alla moglie e alla figlia” che “con grande sofferenza – e con altrettanto grande dignità – hanno portato, in questi anni, una ferita che non è possibile sanare”.
Mattarella ha raccontato di rammentare “con pienezza lo sbigottimento e lo sconforto quando giunse la notizia quella mattina di venti anni fa: ero nel mio ufficio a Palazzo Chigi; e mi recai pressoché subito al Policlinico”. “Un gruppo, nei fatti ridotto a una banda di killer sanguinari, aveva eletto D’Antona a simbolo dell’azione riformatrice; e quindi – ha spiegato – della cultura democratica, che cerca di innervare le istituzioni. Con i suoi strumenti: gli studi, le ricerche, le proposte, la capacità di dialogo”. “Come Ezio Tarantelli e Roberto Ruffilli prima di lui. Come Marco Biagi, tre anni più tardi”. “Al di là delle loro idee – talvolta anche diverse – ai criminali importava ciò che li accomunava: il lavoro per attuare la Costituzione”, ha osservato il presidente, tributando l’impegno “per coinvolgere le parti sociali, in un processo di ammodernamento del Paese sulla base dei principi di giustizia, di uguaglianza, di libertà. Proprio questo è quel che il terrorismo voleva distruggere: l’impegno per la coesione sociale”.

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