Pastorale salute: Mortari (Università Verona), “la cura dell’altro non è perdita di sé, la gratuità del dono è parte necessaria dell’agire”

Liberare il dono dal dovere. Sulla gratuità della cura è intervenuta, nell’ultima giornata del convegno nazionale della pastorale della salute, promosso dalla Cei a Caserta, Luigina Mortari, docente di Epistemologia della ricerca qualitativa della Scuola di Medicina e chirurgia e di Filosofia dell’Università di Verona. “L’atto donativo – ha detto – è necessario nella cura. Gli esseri umani sono relazionali, fili nel tessuto della vita. Il nostro filo è intessuto con quello degli altri”. Anche il bene è sempre condiviso con l’altro: “Nel momento in cui ci prendiamo cura del nostro filo – ha sottolineato – ha senso se ci prendiamo cura anche del filo di qualcun altro. La cura dell’altro non è perdita di sé, la gratuità del dono è parte necessaria dell’agire”. Secondo Mortari, però, “se ciascuno dimenticasse se stesso non avrebbe la forza per curare l’altro. Non esiste un donare infinito perché è solo di chi ha un potere infinito. Il dono implica una grande saggezza perché lascia spazio all’altro come fa la madre con il bambino”. Nella pratica clinica questo si traduce nel “medico che c’è, è disponibile, ma non si sovrappone al malato”. “Se vuoi essere un buon curante non ti fidi delle regole degli altri ma ti appropri della tua capacità di pensare e ti affidi al bene imparato fin dalla nascita”. “Quello che ci chiedono i sanitari – ha concluso – è avere bisogno di pensare a quello che fanno”.

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