Europa: Milano, “Re-thinking Europe”. Mons. Crociata (Comece), “nuovo umanesimo fondato su capacità di dialogare, integrare e generare”

(Milano) “L’Europa deve riscoprire di essere una comunità di persone e di popoli” e necessita di “un nuovo umanesimo fondato sulla capacità di dialogare, integrare e generare”. Mons. Mariano Crociata, vicepresidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), è intervenuto oggi al convegno “Re-thinking Europe: the Social Doctrine of the Church in action”, svoltosi all’Università Cattolica di Milano, con una relazione dal titolo “Papa Francesco parla all’Europa”. Promosso dal Centro di ateneo per la dottrina sociale della Chiesa e dalla Facoltà di Scienze politiche e sociali, in collaborazione con la Federazione internazionale delle università cattoliche, il convegno prevedeva anche una relazione di padre Olivier Poquillon, segretario generale Comece (“Re-thinking Europe, re-building community in Europe”). I saluti introduttivi sono stati rivolti da Simona Beretta, direttore del Centro di ateneo per la dottrina sociale della Chiesa, e da Guido Merzoni, preside della Facoltà di Scienze politiche e sociali. Presente ai lavori anche mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica.
Gli interventi di Papa Francesco sull’Europa hanno fatto da trama alla riflessione di mons. Crociata, che ha preso spunto dalla questione delle radici cristiane per ricordare come Bergoglio le stia ripresentando e richiamando con una posizione “nuova ed originale”. “Il Papa definisce l’identità europea in termini relazionali e multiculturali”. La lettura del momento presente segnala paure diffuse, sfiducia dei cittadini, solitudini, “ideali soppiantati da tecnicismi”. “Occorre dunque una nuova ermeneutica del futuro”, nel quale è chiesto ai cristiani un impegno generoso, competenze, basato sui valori evangelici. “Servono memoria, coraggio e una sana utopia – ha affermato Crociata – per un’opera comune” in cui la Chiesa pone fiducia. “L’Europa ritrovi speranza nella solidarietà – l’auspicio – senza chiudersi in false sicurezze, aprendosi alla pace e a una reale responsabilità nel mondo”. Ai credenti è chiesta una partecipazione responsabile alla costruzione del bene comune, fondata su “competenza, formazione, abnegazione”.

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