Pastorale salute: mons. Russo (Cei), “non è il dolore fine a se stesso che salva ma l’amore con cui Cristo incondizionatamente ama”

“Curare l’uomo è di fatto prendersi cura dell’immagine stessa di Dio”. Così mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, durante la sessione plenaria del convegno nazionale della pastorale della salute, in corso a Caserta. “La domanda di senso è una lunghezza d’onda su cui i familiari e i sanitari devono sempre cercare sintonia”. “Non è la fuga davanti al dolore che matura l’uomo ma la capacità di condividere l’esperienza con Cristo. La speranza per il cristiano è l’attesa fervente del compimento del mistero dell’amore di Dio in cui siamo rinati e l’attesa del Cristo Signore. Aspettiamo che Gesù ritorni. La Chiesa sposa aspetta il suo sposo”. Sulla sofferenza, il segretario generale della Cei ha aggiunto: “Non è il dolore fine a se stesso che salva ma l’amore con cui Cristo incondizionatamente ama. Il malato è sempre persona, è bene ricordarlo. Non è un oggetto. La persona non è nemmeno la sua patologia. Il malato resta sempre il soggetto di cui curarsi. La persona malata è il perno su cui tutto ruota”.

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