Fine vita: Marciani (Tor Vergata), “serve riumanizzare la medicina”

“La medicina è sempre stata umana. Ora serve riumanizzarla”. Così Maria Grazia Marciani, direttrice dell’unità di Neurologia del Policlinico “Tor Vergata” di Roma, ieri a margine della sessione intitolata “Alla sera della vita. Riflessioni pastorali sulla fase terminale della vita terrena”, nell’ambito del convegno Cei di Caserta. “Il progresso – continua – rischia di creare un gap fra il personale sanitario e il paziente. Dobbiamo invece riappropriarci del valore della relazione che non significa perdere tempo perché l’empatia si può stabilire anche solo con un gesto. Tutti noi abbiamo l’atteggiamento pro-sociale da cui deriva l’empatia ma alcune volte non è facile viverla perché l’organizzazione sanitaria spesso non facilita il rapporto”. Oggi “siamo passati dal paternalismo in cui il medico stabiliva la cura e l’autodeterminazione del paziente. L’unico modo per continuare a dare la libertà al paziente secondo me è coltivare la relazione”. Riguardo alla richiesta di eutanasia da alcuni malati terminali, la direttrice aggiunge: “Bisogna vedere quanto in fondo queste persone siano sole, cioè come vivano la situazione. Probabilmente non conoscono alternative e non sono capaci di dare un senso alla vita umana. Anche se dare senso non significa non soffrire”.

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