Bambini maltrattati: Albano (Garante infanzia), “parola chiave è fiducia, credere nella possibilità di prevenire abusi e cambiare realtà”

Si è concentrato sul tema della fiducia l’intervento di Filomena Albano, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), all’incontro odierno di presentazione a Roma dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, “L’ombra della povertà” del Cesvi. Un tema che, secondo Albano, si lega a doppio filo con quello della prevenzione. “Per quanto studi e ricerche scientifiche abbiano ormai dimostrato ampiamente il potere delle politiche preventive nel tutelare l’infanzia dall’esperienza traumatica ed indelebile della violenza subita, nelle diverse forme in cui questa può manifestarsi, la realtà è che non ci si crede abbastanza – avverte –. Non si crede ad esempio al fatto che il sostegno alla genitorialità fragile sia in grado di evitare comportamenti disfunzionali per la crescita serena dei bambini e dei ragazzi. È evidente che non ci si creda, altrimenti gli investimenti e le risorse destinate a questo tipo di intervento verrebbero considerati prioritari”. “È come se inconsciamente si ritenesse l’intervento a posteriori l’unica azione possibile, la cura del danno l’unico strumento a disposizione” annota la Garante, sottolineando che invece, alla base del lavoro presentato oggi, c’è “una fiducia reale nelle possibilità di cambiamento e di miglioramento della condizione di vita delle persone minorenni in Italia”.
La Garante afferma di condividere e coltivare questa fiducia, sulla base della quale, dice, “lavoro per promuovere l’attuazione dei diritti della Convenzione di New York, in primis quello che impone agli Stati parte di proteggere i minorenni da ogni forma di violenza”. Tra le raccomandazioni che concludono il documento del Cesvi, Albano rileva, in particolare, “la persistente assenza, in tema di violenza sull’infanzia, dei numeri effettivi sulla reale dimensione del fenomeno. Solo conoscendoli si potranno attuare prevenzione e contrasto. Su questo – osserva – il nostro Paese è molto indietro, anche il Comitato per i diritti del fanciullo dell’Onu ha richiamato l’Italia su questo specifico punto nelle sue recenti raccomandazioni”. All’inizio di maggio, l’Autorità garante ha già sensibilizzato con una nota di segnalazione tutti gli attori coinvolti sul piano istituzionale a mettere in campo una strategia comune in materia di maltrattamenti e violenze, misure di prevenzione prima che di cura. Un sistema di rilevazione della violenza che in Italia non esiste e si può classificare in maltrattamento fisico, psicologico, violenza assistita, sessuale. “Obiettivo – conclude Albano – crederci, investire nella fiducia di cambiare situazioni che sembrano compromesse in partenza. L’indagine Cesvi consente anche la comparazione con gli anni precedenti e pertanto contribuisce, nella carenza di un sistema di rilevazione, a condividere necessari elementi di informazione”.

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