Chiesa: Abbruzzese (Univ. Trento), “il parroco deve essere ministro di integrazione”

Integrare vuol dire “testimoniare una presenza morale e indicare dei principi di riferimento alla luce dei quali la comunità vive e si riproduce”. Lo ha chiarito Salvatore Abbruzzese, docente all’Università di Trento, per il quale in questa dinamica “il parroco diventa il ministro di integrazione, la punta di accoglienza in una comunità di fede che annuncia e afferma la grazia che ha ricevuto, testimoniando in primo luogo l’accoglienza interna, quella del proprio ospedale da campo dove altre precarietà ed altre ferite vengono a bussare ed a chiedere di essere sanate”. “Integrare chi arriva, vuol dire farlo accedere ad un luogo di esperienza, dove il male ed il dolore hanno anche altre forme e dove le precarietà si riconoscono in un unico cammino, verso un unico Padre”, ha spiegato Abbruzzese intervenendo al Convegno “Il prete in una Chiesa in uscita”, organizzato all’Università Lateranense dall’Istituto Redemptor Hominis con il Servizio per la formazione permanente del clero della diocesi di Roma. Secondo il docente, integrare dunque “va ben al di là dell’accoglienza della popolazione immigrata, ma implica anche il recupero di un universo di cattolici lontani, debolmente o diversamente credenti, anche loro reduci da una società che ha segmentato gruppi e appartenenze, imposto la polisemia dei linguaggi, devitalizzato la famiglia come mensa comune, ma anche minandone l’unità di fondo, attraverso la reversibilità delle scelte, il primato del relativismo e quello dell’individualismo autoreferenziale”.

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