Disabilità: mons. Nosiglia (Torino), “aiutare le loro famiglie a superare l’isolamento”

“Umanità e fede sono dunque la via da perseguire per affrontare con serenità e vigore ogni problema, anche i più gravi”. Lo ha detto l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, intervenendo stamani al convegno “Disabilità, comunità e inclusione”, organizzato dalla Commissione diocesana per la pastorale della disabilità, nella parrocchia San Barnaba. Il presule ha indicato “un primo passo da compiere”, cioè “aiutare le famiglie delle persone disabili a superare l’isolamento e la chiusura in se stesse, che a volte caratterizza la loro vita”. Il suo riferimento, in particolare, è alla liturgia domenicale, alla catechesi, ai momenti di incontro e di festa della comunità, “dove – mi pare – spesso la presenza di persone disabili intellettive o fisiche sia tollerata, più che accolta con gioia e valorizzata”. “La famiglia sente che attorno a sé non c’è l’accoglienza veramente umana e fraterna che si aspetterebbe; c’è invece commiserazione e rispetto per la situazione, ma non affetto sincero e coinvolgente”. L’invito dell’arcivescovo è quello di “aprire le nostre comunità a un’accoglienza meno formale e più sentita e diretta verso queste famiglie ed i loro cari”. “Le nostre comunità devono sentire e accogliere il grido, a volte inespresso, di tante famiglie di disabili, che soffrono in silenzio e magari per dignità non chiedono aiuto o sostegno, anche se ne hanno bisogno”. Una “via” per concretizzare questo messaggio è “il sorgere di gruppi di famiglie, che sostengano quelle con una persona disabile”. “Una rete di famiglie che vivano concretamente la loro solidarietà ed esprimano con l’amicizia la loro vicinanza in modo permanente e non solo occasionale”. Alle parrocchie, in particolare, il richiamo a “non limitarsi a un pur importante assistenzialismo caritativo, ma di perseguire vie di vera integrazione ed inserimento delle persone disabili nella vita della comunità e della società”. “Chiedo di abolire le barriere architettoniche dove ancora permangono – ha affermato l’arcivescovo -; invito i parroci a rendersi disponibili a preparare e a celebrare i sacramenti della iniziazione cristiana dei ragazzi diversamente abili non con cammini separati, ma inserendo nei gruppi di adolescenti e di giovani i disabili della comunità senza remore e rifiuti”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa

Informativa sulla Privacy