Lavoro: Istat, a marzo retribuzioni contrattuali invariate su febbraio ma in aumento (+1,4%) rispetto ad un anno fa

A marzo l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è invariato rispetto al mese precedente e aumenta dell’1,4% nei confronti di marzo 2018. Complessivamente, nei primi tre mesi del 2019 la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,6% rispetto al corrispondente periodo del 2018. È quanto comunica oggi l’Istat diffondendo i dati su “Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali” riferiti al periodo gennaio-marzo 2019.
Con riferimento ai principali macrosettori, spiega l’Istat, a marzo le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,8% per i dipendenti del settore privato (+1,1% nell’industria e +0,4% nei servizi privati) e del 3,4% per quelli della Pubblica amministrazione. I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: attività dei vigili del fuoco (+10,3%); scuola e Regioni e autonomie locali (entrambi +3,7%). Si registrano variazioni nulle nel comparto delle funzioni centrali, nelle farmacie private e nel commercio.
Stando ai dati diffusi, a fine di marzo 2019 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano 5,9 milioni di dipendenti (47,6% del totale) e corrispondono al 47,2% del monte retributivo osservato. Nel periodo gennaio-marzo sono stati recepiti due accordi mentre 27 sono scaduti (15 della Pubblica amministrazione). Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo a fine marzo sono 41, relativi a circa 6,5 milioni di dipendenti (52,4%), in lieve diminuzione rispetto al mese precedente (53,0%).
“L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto – rileva l’Istat – è in media di 12,7 mesi. L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 6,6 mesi, in forte diminuzione rispetto a un anno prima (25,0)”.

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