Festival delle religioni: card. Parolin, “tutti siamo coinvolti nella edificazione della Gerusalemme celeste”

“La Gerusalemme celeste può essere intesa sia come l’immagine della vita eterna, sia come il ritratto più bello della Chiesa, alla quale, si rifanno gli edifici sacri del Cristianesimo. Tutti a diverso titolo siamo coinvolti nella sua edificazione. Nella creazione di una città le cui porte siano sempre aperte, perché abbiano libero accesso gli uomini di tutte le culture, etnie e lingue provenienti dai quattro punti cardinali”. Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, durante la celebrazione liturgica, che ha chiuso i festeggiamenti del millennio di fondazione della Basilica di San Miniato, iniziati un anno fa con l’apertura della Porta Santa. Oggi la chiusura officiata dal segretario di Stato vaticano, nell’ambito della quarta edizione del Festival delle religioni, in corso dal 25 aprile a Firenze. “La Chiesa terrena infatti – ha proseguito il card. Parolin – si è percepita come un’entità che travalica le distinzioni etniche. Un richiamo evidente a questa dimensione universale è posto proprio nel cuore di questa Basilica, che conserva le spoglie non di una persona di origine italica, ma di un martire che viene da Oriente: San Miniato era armeno”. “In questo luogo, quindi, si rappresenta sia l’universalità temporale, sia quella multietnica della Chiesa”, ha aggiunto. In merito alla chiusura della Porta Santa, ha infine ricordato come essa sia “simbolo della misericordia del Padre che Gesù dona all’umanità”: “Termina, così un periodo straordinario, un’esperienza singolare, che non chiude però affatto la porta del cuore di Dio. Perché Gesù è la porta per sempre spalancata dell’amore di Dio per noi”.

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