“Nella nostra piccola esperienza in Sri Lanka il pilastro che favorisce il dialogo tra le religioni è la vita di condivisione diretta con gli ultimi, di qualsiasi razza e credo”. Lo racconta, in un’intervista al Sir, Giovanna Fattori, consacrata della Comunità Papa Giovanni XXIII, in missione a Ratnapura, a cento chilometri dalla capitale Colombo, dove la domenica di Pasqua diversi attentati terroristici in chiese e hotel hanno ucciso 253 persone. “Facendo famiglia tutti assieme si cresce nelle relazioni, semplici, spontanee, che smontano i pregiudizi e fanno apprezzare l’altro nella sua ricchezza e bellezza, pur nella sua diversità di razza e religione. Per noi – spiega la missionaria – è stata una carta vincente perché la relazione che si viene a creare supera tutte le barriere sociali e di lingua, quelle che potrebbero diventare ostacoli tra persone di etnie e religioni diverse. Questo è un bel cammino che promuove l’incontro tra varie religioni ed etnie senza cercare punti di comunione, perché la relazione vera nasce dalla vita assieme e dall’accettare l’altro così com’è”.
Tra i problemi affrontati nella missione “la realtà della disabilità che non viene accettata e viene vissuta come effetto di qualche sbaglio fatto nel passato, secondo la cultura buddista nelle vite precedenti, che richiede uno scotto da pagare. È difficile incidere su questa mentalità che ostacola l’integrazione dei disabili nel contesto sociale”. A livello scolastico “la disabilità trova risposta in una forma di segregazione, ci sono classi speciali. Spesso questi bambini disabili crescono in famiglia senza stimoli; anzi, la disabilità può aumentare di entità se non è curata e accompagnata da terapie. Quando le famiglie cercano aiuto, noi cerchiamo di darlo accogliendo i figli nel centro diurno e dando loro uno spazio di vita e di condivisione”, conclude Fattori.