Famiglia: Pierluigi e Gabriella Proietti (Cei), “sposi alleati e complici nel bene nel cammino di santificazione”

“Stare con i piedi per terra” e contrapporre alla “cultura del provvisorio e alla fragilità dei legami l’audacia di un progetto di vita”. È l’indicazione di Pierluigi Proietti, che con la moglie Gabriella costituisce la coppia di sposi collaboratori dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei. I coniugi Proietti introdurranno domani ad Assisi, insieme al responsabile dell’Ufficio don Paolo Gentili, la XXI Settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare. In famiglia, spiega Gabriella, occorre prendersi cura l’uno dell’altro e “vivere il matrimonio da alleati contro un comune nemico: la discomunione sempre in agguato, complici nel bene, e non in competizione l’uno con l’altro”. E ancora, farsi carico dell’altro, “soprattutto delle sue fragilità, accogliendole e zappettandole amorevolmente giorno per giorno, senza essere passivi nel subire né frettolosi e pretenziosi nell’esigere”, e infine “mollare l’osso: chiedere perdono e perdonarsi ogni giorno settanta volte sette”. La comunione familiare può essere “un cammino di santificazione”? Sì, rispondono i Proietti, a condizione che sia “un cammino verso la piena umanizzazione” nel quale santità non è sinonimo di masochismo ma di beatitudine, ossia di felicità. Una “santità della porta accanto, dell’ordinario” e se la famiglia è “in continua conversione e lavoro su di sé, in un vero cammino di santificazione, cioè di progresso quotidiano verso una maggiore pienezza e felicità di tutti i suoi membri” consapevole che “all’interno dei limiti di tutti, si può crescere”, finisce per essere attrattiva, assicura Gabriella. “Quando le nostre coppie rifioriscono – racconta -, altre coppie si avvicinano e chiedono ‘ma cosa è successo? Siete cambiati…come avete fatto?… Possiamo venire anche noi?’”. “Quella fioritura – conclude – è il loro cammino di santificazione, è il Vangelo del matrimonio che sparge semi di evangelizzazione”.

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