Veglia pasquale: mons. Zuppi (Bologna), “non è disumana la fragilità, ma lo è una vita che la cancella”

“Cristo, stella del mattino, ci orienta. Guardiamola per cercare la via migliore. Dobbiamo usare la nostra volontà e il nostro amore, la coscienza per decidere il cammino. Ma senza la stella siamo perduti”. Lo ha detto l’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Zuppi, nell’omelia della veglia pasquale celebrata stanotte nella cattedrale. “C’è tanto buio che avvolge il cuore degli uomini e tante parti della terra – ha aggiunto il presule -. È buio perché quando la vita finisce si spegne qualcosa anche in chi resta e tutti sperimentiamo l’amarezza della fine”. Un “buio minaccioso” in un mondo “attraversato da correnti pericolose di violenza e di odio, che improvvisamente si manifesta spietato”. In particolare – ha segnalato l’arcivescovo -, “quando ci si esercita troppo e senza vergogna nell’arte della guerra, coltivando il rancore, alzando muri invece di costruire ponti, dissipando le opportunità, ingannando per convenienza personale, seminando pregiudizi e ignoranza”. Mons. Zuppi ha passato in rassegna diverse condizioni di “buio” vissuto quando “il prossimo rimane un’ombra da evitare”, quando “l’indifferenza condanna i poveri all’insignificanza”, quando “la fragilità è una condizione da nascondere, diventa una condanna, un peso inaccettabile, un fallimento, una condizione disumana e la vita viene scartata, giudicata inutile, come per tanti anziani”. “Non è disumana la fragilità, ma lo è una vita che la cancella!”, ha obiettato il presule, che ha ricordato Romano Magrini, che ha accompagnato con amore la figlia Cristina per trentotto anni, da quando ne aveva quindici ridotta in stato vegetativo. “Non siamo spettatori, ma dobbiamo essere uomini di fiducia, che credono alla luce anche quando c’è il buio. Uomini della resurrezione in un mondo pieno di oscurità”.

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