Diocesi: card. Montenegro (Agrigento), “deficit di fede e di cittadinanza, costruire la città ‘nuova’ non è compito delegabile e rimandabile”

“Quante promesse abbiamo ascoltato di sviluppo umano, di salvaguardia e promozione del territorio, di correttezza e impegno per il bene comune. Promesse che poi puntualmente vengono disattese, e si risolvono in tanti, troppi casi, nella ricerca del profitto personale, o di congreghe e clientele varie, nel malaffare dei mafiosi, negli intrallazzi della corruzione, nei cavilli procedurali di una lenta, lentissima e paralizzante burocrazia”. Lo ha detto, ieri sera, l’arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro, nel tradizionale messaggio alla città dal sagrato della chiesa di San Domenico, al termine della processione serale con i simulacri di Cristo morto e Maria addolorata. Il porporato si è soffermato sulle “tante promesse fatte”, mentre “nella nostra terra i poveri diventano sempre più poveri; le famiglie perdono casa e lavoro; ai giovani si scippa speranza e futuro; nel Mediterraneo si continua a morire; le costruzioni si sgretolano e cadono a pezzi nei centri storici; le reti viarie, urbane ed extraurbane, diventano dei veri colabrodo”. Soffermandosi sull’emigrazione dei giovani (“la provincia di Agrigento è la seconda per residenti all’estero”), il cardinale ha ricordato anche che “si surriscalda il clima di litigiosità e violenza, che penosamente si risolve, in alcuni casi, nell’ eliminazione dell’altro”. Il riferimento a Vincenzo Busciglio di Alessandria della Rocca, ucciso a metà marzo, e a Marco Vinci, ucciso a Canicattì, nel 2018: “tutti e due la stessa età, 22 anni, tutti e due accoltellati”. L’attenzione dell’arcivescovo si è concentrata poi su “qualche profeta oggi”, che, “cavalcando l’onda della paura, afferma che il problema sono i poveri-cristi che vengono dai sud del mondo”. “Non riesco a convincermi. È possibile che il problema sono ancora i migranti e i poveri, dato che come dice ormai i loro arrivi si sono ridotti sensibilmente?”, si chiede il card. Montenegro. Infine, guardando alla città, l’arcivescovo ha individuato “un deficit di fede”, ma “è altrettanto evidente il deficit di cittadinanza attiva e responsabile”. “Costruire la città ‘nuova’ non è un compito delegabile ma nemmeno rimandabile”.

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